Lo zar russo ha deciso di diventare il leader mondiale dell’offensiva dei nemici della democrazia e del liberalismo operando in maniera attiva affinché le istituzioni libere siano umiliate e manipolate. Come reagisce il “mondo libero”?
Le sanzioni di Putin contro il Presidente del Parlamento europeo e la vicepresidente della Commissione segnano un salto di qualità nell’offensiva del leader russo contro il mondo libero.
Suonerà strana questa espressione “mondo libero” in voga durante la guerra fredda quando l’Occidente libero si contrapponeva all’impero sovietico emblema della dittatura comunista aggressiva mentre il totalitarismo cinese se ne stava chiuso nel suo guscio ad oriente.
Eppure oggi stiamo tornano a quel clima. Molti sottovalutarono la portata dell’intervista al Financial times del giugno 2019 con cui Putin attaccava frontalmente il liberalismo: «l’ideologia liberale ha segnato il suo tempo(…) il potere si sta spostando dal tradizionale liberalismo occidentale al populismo nazionale sull’onda del risentimento pubblico per l’immigrazione, il multiculturalismo e i valori secolari a detrimento della religione».
In queste parole, in cui la religione viene utilizzata a sproposito, c’è la doppia convinzione di fondo di Putin: non solo la Russia deve continuare in casa propria a comprimere le libertà, a reprimere con violenza il dissenso, a violare i diritti umani, Mosca ha anche il compito di umiliare e attaccare le istituzioni liberali e democratiche fuori dal suolo russo.
È quello che è avvenuto con gli attacchi informatici per influenzare per ben due volte le elezioni negli Stati Uniti e anche in altri Paesi. Ora però Putin è andato oltre ogni limite prendendo di mira frontalmente le massime istituzioni europee, il Parlamento e la Commissione.
Si delinea, dunque, uno scontro epocale tra i Paesi che vogliono difendere libertà e la democrazia, Europa e Stati Uniti, e chi vuol “esportare” l’attacco al liberalismo di cui fa ampio strame in casa propria.
Putin ha deciso di diventare il leader mondiale di questa avanzata dei nemici della democrazia e delle libertà operando in maniera attiva affinché le istituzioni libere siano umiliate e manipolate .
In quest’opera lo zar russo, al Cremlino da 20 anni, si è assicurato il potere fino al 2036… e si trova in buona compagnia di altri despoti. Non è un caso che le due ultime offese alle istituzioni europee siano venute da Putin e da Erdogan.
Possiamo restare con le mani in mano o non è giunta l’ora di riprendere i vessilli della libertà e della democrazia e anteporli ai semplici calcoli di convenienza economica?