Draghi prenda l’iniziativa. Tutte le forze produttive, sindacati e imprenditori, sottoscrivano impegni in nome dell’interesse nazionale.Il governo promuova una lungimirante politica industriale e un’equa politica dei reddditi. La burocrazia sia artefice della soluzione dei problemi non della loro complicazione formalistica.
Sulla festa del lavoro quest’anno soffia un leggero vento di ottimismo che sa di sfida per il futuro. Dopo 12 mesi disastrosi si è accesa la luce di una ripresa a portata di mano, legata ai circa 250 miliardi del Piano presentato alla Commissione Europea.
Stavolta non è un problema di soldi: ci sono, e sono tantissimi, più di quelli ottenuti durante il Piano Marshall . La sorte dell’Italia è nelle nostre mani. Non potremo prendercela con nessuno se non saremo capaci di sfruttare questa irripetibile occasione per voltare pagina e guarire il nostro Paese non solo dalle ferite della pandemia ma dai suoi mali cronici.
La scelta è tra una nuova fase storica di rilancio straordinario per l’Italia o il definitivo affogare nelle sabbie mobili dell’impoverimento progressivo.
Se l’Italia sbaglierà le sue mosse nei prossimi mesi, se non sarà capace di realizzare riforme radicali e progetti concreti da qui al 2026, rischierà di trascinare con sè anche il resto dell’Europa che potrebbe , a quel punto, abbandonarci al nostro triste destino.
E’ dunque l’ora di scelte coraggiose.
UNO SFORZO COLLETTIVO SENZA PRECEDENTI
Serve un grande Patto sociale tra governo, lavoratori e aziende. Una grande alleanza tra tutti coloro che producono per mettere da parte egoismi di parte e costruire un’Italia più solida. Artefice di questo patto non può che essere il Governo sostenuto dall’insieme delle forze politiche di maggioranza. Tocca a Draghi prendere l’iniziativa, riunire intorno ad un tavolo sindacati e rappresentanti di imprese, sottoscrivere impegni stringenti per fare squadra insieme, rinunciando a rivendicazioni particolari -pur legittime-in nome dell’interesse supremo dello Stato e della collettività nazionale dei cittadini.
Parte integrante di questo patto dovrebbe essere una politica industriale che sappia su quali settori puntare creando forti sinergie nazionali e una politica dei redditi che non c’è mai stata e che oggi più che mai è necessaria per assicurare equità, equilibrio e stabilità nelle retribuzioni, scongiurare il rischio di ripresa della spirale dell’inflazione , tutelando le fasce più deboli della popolazione che in una prima fase non riusciranno a beneficiare della ripresa.
Occorre porre le condizioni perchè l’Italia riesca a crescere stabilmente del 3% l’anno per almeno un decennio. Solo così potremo rimetterci al passo con le altre potenze industriali e risalire dal fondo delle classifiche della bassa produttività e competitività dove ci troviamo.
In questo sforzo collettivo nessuno deve mettersi di traverso. Tanto meno la Pubblica Amministrazione che deve cambiare mentalità e puntare alla soluzione dei problemi non alla loro complicazione o alla mera gestione formalistica.