giovedì, 23 Gennaio, 2025
Politica

E adesso un programma serio non un collage. E Conte sia saggio nocchiero

La sfida è partita. La sfida è insita nella formazione di un governo che ha sostituito una forza politica di destra con partito di sinistra riformatrice. Non è poca cosa.

Questa sfida consiste nel saper produrre un programma di governo coerente e coraggioso e nel saperlo poi realizzare.

Il contratto scritto lo scorso anno tra 5S e Lega era un collage di posizioni diverse tra loro, mescolate per sommatoria e non teneva in nessun contro né le compatibilità reciproche né, per quanto riguarda l’economia, l’impatto complessivo sulla finanza pubblica.

Insomma non era un programma di governo ma un insieme di dichiarazioni per giustificare un’alleanza forzata.

Qualcuno obietterà che anche la nuova maggioranza 5S/Pd è un’alleanza forzata per evitare le elezioni anticipate e il trionfo della destra. In parte è vero ma c’è una differenza sostanziale

Pd e 5 stelle con questo governo si giocano tutto e non possono assolutamente sbagliare, per questo sono “condannati” a governare bene.

I 5 stelle, dopo il cambio di maggioranza devono dimostrare di aver fatto una scelta con convinzione non per assicurarsi continuità di potere ma per dare al Paese un governo più omogeneo e capace quelle riforme che l’esecutivo precedente non era stato in grado di avviare.

Il Pd, a sua volta, deve farsi perdonare gli errori commessi dai governi guidati in precedenza e dimostrare che l’alleanza con i 5S era l’unica strada per evitare al Paese avventure pericolose e per rimettere in sesto l’Italia facendo ripartire lo sviluppo.

Entrambi i partiti devono tirar fuori il meglio delle loro impostazioni. Il Pd ha una esperienza incomparabile con quella esigua dei 5 stelle e deve metterla a frutto rivendendo parte del suo articolato armamentario programmatico; i 5 stelle hanno una freschezza di impostazioni che va canalizzata verso scelte concrete e praticabili altrimenti diventa solo un insieme di slogan ad effetto e di massimalismi dannosi.

Pd e 5S devono mettere da parte gli interessi immediati di parte e decidere insieme se vogliono rimettere in sesto l’Italia o se voglio solo vivacchiare.

Quello che deve cambiare è innanzitutto il metodo: il dialogo, il confronto deve prendere il posto della propaganda, della offesa reciproca del protagonismo di parte.

E questo lo si deve vedere subito nella stesura di un programma serio e coerente, né un libro dei sogni né un’accozzaglia di promesse incompatibili né un insieme di piccole misure incapaci di modificare radicalmente ciò che non funziona in Italia.

Molto dipenderà da come il Presidente Giuseppe Conte eserciterà il suo ruolo che gli impone di dirigere la politica generale del Governo e di mantenere l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei Ministri (art.95 Costituzione).

Il Presidente Conte, fin dalla stesura del programma, dovrà saper essere il punto di riferimento dei due partiti con una forma “terzietà” rispetto ad entrambe le forze politiche.

In questo contesto si inserisce la proposta della “Discussione” di ripristinare il Consiglio di Gabinetto, previsto dalla riforma della Presidenza del Consiglio del 1988. Occorre una sorta di direttorio che si riunisca spesso per evitare che ognuno vada per la propria strada, magari alla ricerca di popolarità senza badare alla unitarietà necessaria della politica di Governo.

I prossimi 3-4 anni sono cruciali per risistemare l’Italia. Servono equilibrio, coraggio, capacità e voglia di lavorare seriamente. L’ora dei balconi, delle politiche parolaie, delle continue dirette Facebook per aizzare gli animi deve essere definitivamente chiusa e deve lasciare spazio alla serietà e alla responsabilità.

Se nell’altro Governo il presidente Conte si sentiva l’avvocato del popolo in quello che sta nascendo deve vestire i passi del saggio nocchiero che governa la nave sapendo far lavorare bene l’equipaggio.

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