Sono pari a circa un quarto del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Inail dal gennaio 2020 e al 4,6% del totale dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanita’ alla stessa data. Rispetto alle 156.766 denunce rilevate dal monitoraggio precedente effettuato alla data del 28 febbraio, i casi in piu’ sono 8.762 (+5,6%), di cui 3.522 riferiti a marzo, 1.605 a febbraio e 1.136 a gennaio di quest’anno, 1.089 a dicembre, 860 a novembre e 413 a ottobre 2020, e i restanti 137 agli altri mesi dell’anno scorso. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti. Con 109.487 contagi denunciati, il periodo ottobre 2020-marzo 2021 incide per il 66,1% sul totale delle denunce di infortunio da Covid-19, piu’ del doppio rispetto alle 50.699 del trimestre marzo-maggio 2020 (30,6%).
Anche prendendo in considerazione solo i primi tre mesi della “seconda ondata”, quelli piu’ critici di ottobre-dicembre 2020, la percentuale dei contagi (53,5%) e’ comunque superiore.
Per i decessi, invece, e’ la “prima ondata” della pandemia ad avere avuto un impatto piu’ significativo della seconda: il 62,8% dei casi mortali, infatti, e’ stato denunciato all’Inail nel trimestre marzo-maggio 2020 (il 34,7% nel solo mese di aprile) contro il 34,8% del semestre ottobre 2020-marzo 2021. Le morti da Covid-19 segnalate all’Istituto alla data del 31 marzo sono 551, circa un terzo del totale dei decessi sul lavoro segnalati all’Istituto dal gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5% rispetto al totale dei deceduti nazionali da nuovo Coronavirus registrati dall’Iss alla stessa data. Rispetto ai 499 casi rilevati dal monitoraggio del mese precedente, i casi mortali sono 52 in piu’, di cui 11 a marzo, sei a febbraio e 10 a gennaio 2021, cinque a dicembre e 12 a novembre dello scorso anno, mentre i restanti otto decessi sono riconducibili ai mesi precedenti.
L’82,8% dei morti sono uomini, ma la maggioranza dei contagi (69,3%) riguarda le donne. L’eta’ media dei contagiati dall’inizio dell’epidemia e’ di 46 anni per entrambi i sessi e sale a 59 anni per i decessi (59 per gli uomini e 57 per le donne).
Tra le attivita’ produttive, il settore della sanita’ e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – e’ al primo posto con il 67,5% dei contagi denunciati e il 27,4% dei casi mortali codificati, seguito dall’amministrazione pubblica (attivita’ degli organismi preposti alla sanita’ – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,2% dei contagi e il 9,6% dei casi mortali.
Prendendo in considerazione la professione dei lavoratori contagiati, circa un terzo delle morti riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale. La categoria dei tecnici della salute, in particolare, e’ quella piu’ colpita, con il 38,5% dei casi denunciati, l’82,7% dei quali relativi a infermieri, e l’11,4% dei decessi codificati (il 67,7% infermieri).
Con la ripresa delle attivita’ dopo il lockdown, altre professioni hanno visto invece aumentare l’incidenza dei contagi tra le prime due fasi e registrato una riduzione nella terza. E’ il caso, per esempio, degli esercenti e addetti nelle attivita’ di ristorazione. L’analisi territoriale condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail evidenzia una distribuzione delle denunce del 44,0% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 26,0%), del 24,5% nel Nord-Est (Veneto 10,7%), del 14,7% al Centro (Lazio 6,3%), del 12,3% al Sud (Campania 5,5%) e del 4,5% nelle Isole (Sicilia 3,0%). Con il 44,5% dei decessi denunciati, al Nord-Ovest spetta anche il primato negativo dei casi mortali (prima la Lombardia con il 31,8%). Seguono il Sud con il 23,2% (Campania 11,1%), il Centro con il 15,8% (Lazio 8,9%), il Nord-Est con il 12,0% (Emilia Romagna 7,3%) e le Isole con il 4,5% (Sicilia 4,2%). Tra le province la piu’ colpita e’ quella di Bergamo (8,7%), che precede Milano (8,3%), Napoli e Roma (7,1% per entrambe), Brescia (4,9%), Torino (3,8%), Cremona (3,4%), Genova e Parma (2,9% ciascuna).