Peggio di così non poteva andare al leader leghista.
Chissà se questa duplice brutta figura farà capire all’irruento capo politico della Lega che è ora di cambiare registro.
Da quando ha votato la fiducia al Governo, Salvini si è prodigato in una politica del doppio binario: nelle sedi istituzionali ha sempre assicurato pieno sostegno a Draghi;nelle piazze e sui social non ha perso occasione per criticare le scelte del Governo e indicare una linea autonoma leghista spesso in radicale contrato con la politica dell’Esecutivo.
L’unica spiegazione razionale di questo comportamento politicamente “bipolare” può essere questa: Salvini non era molto convinto di appoggiare il Governo, ha dovuto subire quella scelta e ora cerca di distinguersi per rivendicare una sorta di diritto alla politica delle mani libere.
Il metodo Salvini apparentemente assicura visibilità , ma in realtà rischia di far perdere credibilità e capacità di leadership al segretario leghista: sostenere tesi diverse a seconda del pulpito da cui si parla e sistematicamente essere sconfessato dal Governo non depone bene per chi si sente un abile e invincibile condottiero.
QUESTIONE DI STILE
Salvini ha tutto il diritto di suggerire a Draghi soluzioni diverse da quelle proposte dagli altri partiti della coalizione. Ma lo deve fare con garbo, nelle sedi istituzionali, usando un linguaggio univoco e non equivoco e-soprattutto- evitando toni ultimativi che minacciano fuoco e fiamme cui puntualmente non segue un bel nulla.
Draghi ,probabilmente, anche sul piano caratteriale, nel modo di gestire le conflittualità è l’esatto opposto di Salvini. Se applica a Palazzo Chigi le buone pratiche utilizzate nell’Eurotower di Francoforte, Draghi ascolta, sceglie una linea intorno alla quale cerca il consenso, non si fa spaventare da chi fa la voce grossa e tira dritto.
Salvini potrebbe chiedere a Jens Weidman , il governatore della Bundesbank inutilmente oppositore di Draghi alla Bce, qualche consiglio su come evitare continue sconfitte e poco onorevoli brutte figure.