C’era una volta la schedina del Totocalcio, il sogno attraverso il quale gli italiani accarezzavano l’idea di cambiare radicalmente la propria vita scommettendo sull’anonimo “1-X-2”. Oggi, quella tripla, ormai mandata nella soffitta dei ricordi, viene mutuata nel tentativo di sciogliere l’enigma sviluppatosi sul futuro del nostro Paese, a seguito della claustrofobica crisi di Governo agostana.
Il Pd apre un “forno” “ufficiale” con i Cinquestelle che, però, ne aprono un altro “non ufficiale” con la Lega, la quale “ufficialmente” invoca il voto così come Forza Italia che, nonostante “non ufficialmente”, appoggerebbe un Governo di scopo o di legislatura con i Cinquestelle e quella parte di Pd renziana che “ufficialmente” non vuole il voto a differenza di quella legata al segretario Zingaretti che, “non ufficialmente”, vorrebbe tornare alle urne.
Un ginepraio di voci, smentite, contraddizioni che non allietano l’estate dei cittadini desiderosi di certezze sul proprio futuro e su quello dei propri figli. La stagione dei personalismi ha plasmato la politica nel segno dell’apparire e della propria esaltazione, lasciando da parte umiltà, competenza, professionalità. Doti che erano proprie dei protagonisti della Prima Repubblica. Ciò sta portando, nel segno di una presunta “discontinuità”, ad allontanare l’idea di affidare il prossimo Governo in mani umili e diplomatiche.
Eppure lo insegna la Storia! George Washington divenne primo Presidente degli Stati Uniti per le sue doti di mediazione e capacità di far gruppo; Neil Armstrong venne scelto come primo uomo destinato a calcare il suolo lunare per la freddezza e la determinazione con le quali affrontava il suo lavoro, lontano dalla scena mediatica dell’epoca. Per cui, parafrasando il mitico Antonio Lubrano, la domanda nasce spontanea: perché non continuare ad affidare l’Italia a Giuseppe Conte?