“Il mercato del lavoro è in stallo: gli occupati ad aprile sono stabili rispetto a marzo, con una compensazione tra calo degli indipendenti ed aumento dei dipendenti, senza neppure la consolazione di un miglioramento della qualità del lavoro, perché metà della poco significativa crescita dei dipendenti è dovuta a rapporti a termine”.
Cosi’ il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra. “Il tasso di disoccupazione giovanile è di nuovo salito. Del resto non ci si può attendere nulla di diverso sul fronte occupazionale, visto che da mesi ormai l’Italia è ai margini della recessione.
Abbiamo denunciato sia la legge di bilancio sia il Def, emanati senza il coinvolgimento delle parti sociali, come insufficienti e recessivi, perché – aggiunge – tagliano gli investimenti produttivi fondamentali per la crescita, non riducono la pressione fiscale su redditi da lavoro dipendente e pensioni, non favoriscono la creazione di lavoro stabile”.
Per Sbarra “anche le misure del decreto crescita, in corso di esame in Parlamento, sono minimaliste e rinunciatarie in quanto non fanno altro che ripristinare alcune azioni erroneamente cancellate con l’ultima legge di bilancio, misure per le quali, peraltro, il decreto non prevede risorse aggiuntive, ma il ristorno tra diverse voci e capitoli di stanziamenti già decisi.
Anche l’emendamento governativo presentato in queste ore al suddetto decreto, che prevede uno scivolo di 7 anni verso la pensione con contemporanea assunzione agevolata di giovani da formare, non è assolutamente coerente con la gravita’ delle sfide che il nostro sistema produttivo deve affrontare.
La norma infatti è rivolta alle sole aziende con più di mille dipendenti, e non potrebbe essere altrimenti visto che il costo dello scivolo pensionistico sarà interamente a carico delle aziende stesse.
Peraltro non si tratta di nulla di nuovo, esiste già una norma della riforma del lavoro del 2012 che consente lo scivolo con costi a carico dell’azienda ed esiste già il bonus assunzioni giovani, senza necessità di andare a snaturare l’istituto dell’apprendistato. Si continua a riproporre strumenti non risolutivi, o comunque palliativi”, conclude.