Gli anziani non sono scarto sociale da penalizzare: una condizione aberrante che Papa Francesco ha sempre denunciato con forza e che però può essere ritrovata e letta in filigrana nelle imprese di coloro che, fraudolentemente, aggirano li aggirano per usufruire dei vaccini. Non c’è pietà neanche per i defunti.
Nei giorni più scuri della diffusione del Covid, e che speriamo si allontanino definitivamente al più presto, si pose, anche in ambienti importanti della sanità pubblica, il problema di attuare una selezione degli ammalati penalizzando gli anziani, quelli ritenuti più a rischio di soccombere, rispetto ai loro compagni di sventura più giovani.
Un criterio spietato che rammenta l’eugenetica nazista, che destinava alla soppressione gli sventurati con tare psicologiche o fisiche, e che sembra essere stato praticato in altri Paesi e per fortuna rifiutato in Italia, anche se teorizzato da qualche clinico.
L’anziano come scarto sociale: una condizione aberrante che Papa Francesco ha sempre denunciato con forza e che però può essere ritrovata e letta in filigrana nelle imprese di coloro che, fraudolentemente, aggirano gli anziani per usufruire dei vaccini.
Eppure, gli anziani o vecchi, come si sul dire, sono tuttora essenziali per sorreggere, nell’assenza fin ora di politiche pubbliche adeguate, le economie delle famiglie alle prese con le difficoltà della vita, oltre che essere preziosi testimoni di esperienza e di solidarietà; la stessa cosa certamente non si può dire per i defunti, che una cultura millenaria e l’ispirazione religiosa hanno sempre ritenuto degni di memoria e di rispetto.
Una cultura, che era nelle fibre del nostro Paese e che sembra però, sprofondare nell’ignominia a leggere le cronache orripilanti di grandi cimiteri urbani, a cominciare a quello enorme del Flaminio, a Roma, dove l’autorità giudiziaria ha scoperto orrori insopportabili verso le spoglie dei poveri defunti e le cronache ancora oggi riferiscono di cumuli di bare ammassate fino al soffitto nei servizi cimiteriali per insufficienza dei crematori e difficoltà nelle tumulazioni.
Basterebbero questi orrendi episodi per valutare senza paraocchi il fallimento di amministrazioni comunali che celebrano presunti successi e negano ogni dignità e attenzione a coloro che non ci sono più.
“Pietà l’è morta” si diceva in tempi di guerra; oggi sembra altrettanto vero.