È la svolta che tutti aspettavamo. Si ricompatta così la maggioranza, eliminando la divisione tra rigoristi e aperturisti. Draghi si assicura tranquillità politica e si prepara a gestire il passaggio più difficile: la fine del blocco dei licenziamenti e l’inevitabile ulteriore crisi dell’occupazione. La politica sociale è, probabilmente, il capitolo che il Governo dovrà saper scrivere nelle prossime settimane.
Si riapre e si riaccendono i motori dell’economia. Con prudente ottimismo, fiducia, assumendo qualche rischio e contando sul senso di responsabilità dei cittadini che le regole dovranno rispettarle senza fare i furbi e i lavativi. Altrimenti tutto potrebbe essere vanificato e sarebbe una tragedia richiudere.
Oltre a poter mangiare all’aperto a pranzo e cena in zona gialla e tornare al cinema, la notizia importante è che partono 57 grandi opere che aspettavano da tempo un commissario.
La scommessa è che i 191 miliardi messi a disposizione dall’Europa siano spesi bene e nei tempi previsti.
Il debito buono, che Draghi da un anno auspicava, è la base su cui si fonda l’aspettativa di una crescita forte, capace di riportare entro il 2025 al 3% il deficit che oggi è al 12% e di far calare anche il debito che ha raggiunto il record del 160%. I tassi basi, a volte negativi, rendono meno soffocante questo fardello. Ma la vera medicina è la ripresa economica solida e durevole nel tempo.
La spesa pubblica quindi non deve essere sprecata. Investimenti e innovazione devono sostituirsi ai sostegni, indispensabili nel breve periodo e necessariamente più selettivi e meglio calcolati, badando al fatturato ma anche all’imponibile fiscale.
Draghi, molto sicuro di sé e affiancato da Speranza, conferma la linea del governo: espansiva per quanto riguarda la spesa, decisa a semplificare le procedure che bloccano gli investimenti e fiduciosa che le vaccinazioni non si inceppino più.
Un quadro roseo e tendente all’ottimismo che fa tirare un sospiro di sollievo ad un Paese fiaccato da un anno di cattive notizie e bisognoso di tornare a credere nel futuro.
Con questa svolta Draghi dovrebbe assicurarsi tranquillità politica nei prossimi mesi e prepararsi a gestire il passaggio più difficile: la fine del blocco dei licenziamenti e l’inevitabile contrazione dell’occupazione che ne seguirà.
Le ricadute sociali della pandemia sono enormi e potrebbero addirittura acuirsi dopo l’estate. Per questo occorre accelerare la messa a terra degli investimenti che danno lavoro e continuare a sostenere chi è completamente privo di risorse per mandare avanti la propria esistenza. La sensibilità sociale del Governo è, probabilmente il capitolo che Draghi con i suoi ministri dovranno saper scrivere nelle prossime settimane.