venerdì, 5 Luglio, 2024
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Ubaldo Livolsi: il futuro? Ripresa dei consumi e le imprese torneranno a crescere

Difficoltà ma anche cambiamenti che faranno crescere l’economia. Incertezze ma anche nuovi orizzonti che emergeranno con i fondi europei e le decisioni del premier Draghi. Il professor Ubaldo Livolsi, esperto economista e banchiere, attento osservatore dei temi economici nazionali ed europei, ragiona sul prossimo futuro. Previsioni importanti come quelle sulle imprese in difficoltà, che, tuttavia, hanno un aiuto dal governo con provvedimenti ad hoc “che consentono alle aziende di non considerare la patrimonializzazione dei bilanci del 2020 e molto probabilmente la decisione sarà estesa agli esercizi del 2021 e a quelli del 2022”. Prevede Livolsi, nella sua analisi delle scelte del neo Governo. Lo scenario internazionale pandemico e post pandemia, inoltre, favorirà dei cambiamenti che già si avvertono in Italia. Salgono settori come farmaceutico e medical devices, e secondo il professor Livolsi, “le nuove tecnologie connesse allo smart working o alla scuola a distanza, la logistica e l’ attività di  delivery”. In tale contesto si è poi inserito il Green Deal europeo, “che mira a fare dell’Europa”, ricorda ancora Livolsi, “la prima area continentale del mondo a zero emissioni entro il 2050”.

Professor Livolsi, il tema della continuità aziendale,  importante elemento per la valutazione di un’azienda o di un suo ramo, seppur non l’unico, meriterà particolare attenzione nei bilanci in approvazione. Qual è l’effetto della pandemia sul tema della continuità aziendale, e di conseguenza sulla valutazione delle stesse aziende?
La situazione è sotto gli occhi di tutti. A causa dell’emergenza sanitaria, il 2020 e molto probabilmente almeno i primi due trimestri del 2021 avranno un impatto negativo sui conti delle aziende e le perdite si faranno sentire sul patrimonio netto, che sarà in molti casi critico. Le alternative non potranno che essere due: da un lato la capitalizzazione, dall’altro la scelta estrema della liquidazione. Rispetto a tale scenario, va però detto che il Governo ha agito nel modo migliore percorrendo l’unica strada ragionevole a disposizione, con dei provvedimenti ad hoc che consentono alle aziende di non considerare la patrimonializzazione dei bilanci del 2020 e molto probabilmente la decisione sarà estesa agli esercizi del 2021 e a quelli del 2022. Ciò non riguarda però le aziende quotate e più in generale quelle certificate dai revisori dei conti: in questo caso si deve capire se potrà esserci continuità aziendale dopo la crisi, una situazione che riguarda in particolare alcuni settori duramente colpiti, a partire da quelli della moda e del turismo. Una decisione a mio parere giusta perché è contro ogni logica di mercato tenere in vita aziende che non hanno un futuro. In questo senso sarà importante la valutazione che le stesse aziende daranno di sé, i loro business plan, la credibilità per una pronta ripartenza. In proposito è importante ricordare come i multipli delle aziende quotate alla Borsa di Milano siano scambiati a valori più bassi di quelle di altre piazze finanziarie come Londra e New York

Il post pandemia porterà molti settori a ripensarsi e a chiedere delle specifiche valutazioni delle proprie aree di business, spesso la valutazione di una specifica azienda si presenta come una procedura molto complessa a difficoltà variabile a seconda delle finalità per cui la si effettua. Ne deriva che la scelta del metodo utilizzato dovrà ispirarsi il più possibile a metodi logici che siano dimostrabili, chiari e condivisi dal mercato di riferimento cui sono destinati, quali sono i metodi di valutazione della Livolsi & Partners che si utilizzano per valutare un’impresa o un suo specifico ramo?
Già prima della pandemia i diversi settori produttivi e dei servizi avevano multipli elevati o meno a seconda del comparto: penso al lusso, all’educational e ad alcuni rami manifatturieri delle eccellenze italiane. La pandemia ha cambiato i comportamenti e le abitudini delle persone, oggi dettati dalla prudenza, e tutto questo ha accentuano le differenze e i cambiamenti tra i settori: ne sono cresciuti alcuni come farmaceutico e medical devices, le nuove tecnologie connesse allo smart working o alla scuola a distanza, la logistica e la delivery dei servizi di consegna a domicilio. In tale contesto si è poi inserito il Green Deal europeo, che mira a fare dell’Europa la prima area continentale del mondo a zero emissioni entro il 2050. La mole di soldi del Next Generation EU dovranno essere spesi dai Paesi membri su progetti che riguardano la sostenibilità e la digitalizzazione: si svilupperanno quindi gli investimenti finanziari in ESG, i settori dell’edilizia, dell’energia e del manifatturiero green, cui si aggiungeranno gli investimenti nelle infrastrutture sia digitali che fisiche, per giunta con ricadute importanti sulla pubblica amministrazione – si pensi ai tempi lenti della nostra giustizia – che renderanno più attraente il nostro Paese agli investimenti stranieri. In questo senso saranno importanti le sinergie che si attiveranno tra aziende di settori diversi e più in generale le operazioni di M&A, che dovranno essere individuate, sviluppate e realizzate sulla base sia di parametri molto tecnici. Come Livolsi & Partners utilizziamo, adeguandolo al cambiamento dovuto agli effetti della pandemia, il sistema classico del Discounted Cash Flow (DCF), ovvero l’attualizzazione dei flussi futuri di cassa, adattandoli settore per settore ai livelli di rischio impliciti e facendo poi un sanity check impiegando moltiplicatori dei settori coinvolti per l’Ebitda delle aziende da valutare. Naturalmente la valutazione dell’azienda non può prescindere dalla capacità di ottimizzare l’incrocio tra la domanda e l’offerta.

 Nel primo semestre 2020 quando scoppiò la pandemia, si sono   visti multipli di mercato delle principali aziende soprattutto il multiplo principale (ev/Ebitda) in calo netto del 20%, a conferma dell’incertezza generata dalla pandemia. Una reazione immediata alla situazione di crisi, che invece non si era registrata a cavallo della crisi finanziaria del 2008. In quell’occasione il multiplo medio sull’Ebitda implicito era risultato del 10% più alto rispetto a quello del 2007, mentre l’impatto si era sentito nella coda della crisi nel 2009 e poi nel 2010, con multipli medi più bassi del 30% rispetto a due anni prima. D’altra parte, Lehman Brothers era fallita nel settembre 2008, mentre i mesi precedenti erano ancora stati all’insegna dei grandi buyout con una leva tiratissima. Il peso della crisi sui dati medi era stato limitato, oggi invece cosa sta accadendo su questi indicatori che da sempre sono il riferimento di ciò che accadrà in futuro, i multipli saranno ancora nel futuro indicatori affidabili per una corretta valutazione visto il grosso cambiamento in atto sui mercati?
La lettura è corretta e pone il tema della differenza tra la crisi del 2008 e l’attuale. La prima fu finanziaria, colpì le banche, le assicurazioni e i risparmiatori: i suoi effetti furono in senso stretto meno violenti sul mondo produttivo e dei servizi. La crisi attuale, legata all’emergenza sanitaria, è di consumi: le persone sono chiuse in casa e non spendono, le aziende non riescono a vendere i loro prodotti perché manca la domanda. Tuttavia, sono convinto che questa è una condizione temporanea: dopo che la campagna vaccinale avrà ottenuto gli effetti sperati, i consumi cresceranno e le aziende torneranno sui loro valori. Non solo, mi aspetto anche l’effetto rimbalzo, con una maggiore positività e fiducia nel futuro, atteggiamento mentale che il Governo Draghi, grazie al suo pragmatismo, la squadra dei ministri, arricchita da tecnici di assoluto valore, e la comunicazione fact based sta cercando di trasmettere agli italiani. Segnali di ripresa, a ben guardare, si possono già vedere all’estero: per esempio la Borsa di New York, anche a seguito dell’inversione di rotta della politica, sia interna che estera, del nuovo presidente Joe Biden, ha raggiunto livelli massimi. Alla luce di quanto detto sopra – da un lato il cambiamento dei comportamenti e della domanda delle persone, dall’altro il Green Deal, che non è solo europeo, ma anche mondiale, con Usa e Cina che scommettono anch’essi sulla sostenibilità – gli indicatori cambieranno in tale direzione, ma in generale i multipli rimarranno fondamentali perché sono un benchmark irrinunciabile e globalizzato per comprendere l’economia e le aziende e in definitiva agire per portare benessere e ricchezza alle persone e ai Paesi.

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