Il centrodestra è diviso tra maggioranza e opposizione, ma sui diritti ricompatta ranghi a costo di mettere in discussione anche l’azione di governo. Sta accadendo in Parlamento, dove Lega, Fdi e Fi hanno alzato le barricate contro la legge Zan anti-omotransfobia, e contro l’ipotesi di legalizzare le droghe leggere anche a scopo terapeutico. Un’ipotesi soltanto, questa, tornata alla ribalta nei giorni scorsi, quando e’ stata ufficializzata l’assegnazione della delega per Politiche antidroga a Fabiana Dadone (M5s), ministro per le Politiche giovanili e notoriamente orientata su posizioni antiproibizioniste. Tanto e’ bastato al centrodestra per tuonare contro la scelta del premier, Mario Draghi, e promettere battaglia. Anche se Dadone, per ora, si e’ limitata a promettere, quando la situazione pandemica lo consentirà, la convocazione della Conferenza nazionale sulle droghe, che non si svolge dal 2009. A richiederla sono le associazioni interessate e 400 digiunatori per la cannabis, che lamentano anche gravi problemi di approvvigionamento per le terapie riconosciute dalla legge.
“La droga e’ morte, nessun regalo agli spacciatori”, ha tagliato corto il leader della Lega, Matteo Salvini, in linea con tutto il centrodestra, reagendo all’iniziativa del presidente della commissione Giustizia, della Camera, Mario Perantoni (M5s), di “inserire nel nostro ordinamento” i principi già fissati dalla Cassazione sui limiti di coltivazione della cannabis ad uso personale. Lo schema politico, che vede da una parte M5s, Pd, Leu e Iv, e dall’altro Lega, Fdi e Fi, e’ lo stesso che si fronteggia sulla legge Zan, approvata alla Camera nel novembre scorso dopo quasi venticinque anni di tentativi a vuoto, e ora all’esame del Senato. O meglio, in stand-by alla commissione Giustizia presieduta dal leghista Andrea Ostellari, che da settimane ne sta ritardando la calendarizzazione perché “non è una priorità”.
Sulla decisione di accorpare il testo con altri quattro ddl a tema dovrà pronunciarsi la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Il centrosinistra confida in tempi brevi, e sulla mobilitazione di molti esponenti dello spettacolo e della cultura, nonché sulle oltre 300mila firme raccolte da una petizione. Il centrodestra, invece (fatta salva qualche perplessita’ dentro Fi) e’ determinato ad opporsi ad “una legge ideologica” e perfino “liberticida”, come sostiene la Cei.
Nel mirino c’è l’estensione dell’orientamento sessuale ai reati discriminatori previsti dalla legge Mancino per etnia e religione.
Ma con una “clausola salva-idee”, che punisce non la propaganda, ma la discriminazione, l’istigazione e la realizzazione di violenze per motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilita’”.