La visita in Libia di Mario Draghi segna una svolta di politica estera rilevante. Gli alleati, Usa innanzitutto, chiedono all’Italia di tornare “finalmente” a giocare un ruolo nella sua area di competenza geopolitica, cioè il Mediterraneo, nel momento in cui Russia e Turchia sembrano voler dettare l’agenda a spese dell’Europa e della NATO. Il gesto di Draghi è il primo passo per una stabilizzazione della Libia dopo la disastrosa scelta di Sarkozy , spalleggiato da Cameron, di attaccare Gheddafi senza calcolare gli effetti devastanti di quella operazione militare. Berlusconi era contrario ma dovette accodarsi. Anche se la Libia è governata da bande rivali e da forze antidemocratiche, l’Italia può gestire problemi drammatici che ci riguardano, come l’immigrazione clandestina solo tramite la collaborazione con una qualche forma di governo locale.
TUTELARE I NOSTRI INTERESSI ECONOMICI
Il nostro Paese deve tutelare i propri interessi economici a partire dalle attività dell’ENI, forse l’unica vera entità diplomatica che ha permesso di rimettere in moto una macchina che la diplomazia amatoriale dei governi precedenti era riuscita completamente ad ingolfare. Ma non c’è solo la grande industria in Libia, molti imprenditori di aziende piccole e medie mettono in pericolo se stessi per continuare a mantenere una presenza Italiana Queste imprese sono state le più danneggiate dall’”attivismo” francese e dall’ “inattivismo” italiano. Sostenere una presenza autorevole della diplomazia italiana, in Libia come in altri Paesi, significa quindi anche avere ricadute importanti per l’ occupazione e gli investimenti delle nostre aziende.
MEDITERRANEO E NON SOLO
In un mondo di sistemi interdipendenti le vicende interne non sono le uniche ad influenzare la nostra vita economica e sociale. La maggior parte dei brand che prima erano Italiani e sono ora in mani straniere e così anche i rispettivi poti di lavoro. Proteggere quei pochi brand rimasti italiani significa proteggere la nostra economia, i nostri lavoratori, la nostra ricchezza, la nostra cultura ed i nostri mercati. Giocare un ruolo nel Mediterraneo è solo un primo passo. Ed occorre farlo anche perché è fondamentale cominciare a far sentire la nostra voce, qualche volta anche per difenderci dagli attacchi più o meno cortesi di governi “amici”. Ci viene un po’ di nostalgia per quei tempi in cui la diplomazia di personaggi come Andreotti, Craxi ecc., magari criticabili in patria, ma efficaci all’ estero, riuscivano a fare della piccola Italia il punto di equilibrio nello scacchiere politico e militare Est/Ov