Sulla “transizione ecologica” si rilanciano ipotesi, si programmano convegni, si progettano carriere politiche, ma di fatto di grandi progetti per ridurre l’inquinamento finora non si parla. Nel mondo reale, infatti, gli allarmi sui temi ecologici si moltiplicano. L’ultimo studio internazionale firmato da ricercatori italiani riguarda l’inquinamento insostenibile da microplastiche. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Communications Biology in cui vengono analizzati gli effetti delle plastiche. E a firmarlo sono dei ricercatori italiani. “Le microplastiche ingerite dal plancton o direttamente dagli organismi dei fondali marini”, si rivela nella ricerca, “vengono ulteriormente accumulate dai predatori determinando molteplici effetti negativi molecolare, fisiologico, ecologico ed epidemiologico”. Lo studio mette in evidenza un nuovo fenomeno quello delle micro lacerazioni che provocano le particelle di plastica ai tessuti dei pesci, innescando infezioni e malattie.
“Le plastiche creano micro-escoriazioni sui tessuti degli organismi marini”, si mette in evidenza nello studio, “esponendoli a infezioni di batteri patogeni. Inoltre, l’ingestione di microplastiche da parte degli organismi marini riduce la capacità degli organismi di alimentarsi e altera l’espressione di geni che controllano la risposta agli stress”. Nella catena alimentare i più esposti sono i consumatori che rischiano effetti nocivi anche di particolare entità.
“Con questo studio”, spiega Cinzia Corinaldesi, docente di Ecologia Marina Applicata all’Università Politecnica delle Marche, che ha coordinato la ricerca, “abbiamo dimostrato che l’effetto delle microplastiche potrebbe aggravarsi nei livelli trofici superiori ovvero negli organismi predatori che accumulano le microplastiche ingerite dalle loro prede e questo può avere risvolti importanti anche per la salute dell’uomo”.
Il titolo dello studio è “Multiple impacts of microplastics can threaten marine habitat-forming species” è stato firmato non solo da Cinzia Corinaldesi ma anche da Sara Canensi, Antonio Dell’Anno, Michael Tangherlini, Iole Di Capua, Stefano Varrella, Trevor J. Willis, Carlo Cerrano e Roberto Danovaro. “Sono risultati abbastanza allarmanti”, osserva Roberto Danovaro, uno degli autori della ricerca e presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia Ecologia e Biotecnologie Marine, “perché la concentrazione delle microplastiche aumenterà di 4 volte da qui al 2050, nonostante tutti i nostri sforzi per ridurre l’uso della plastica monouso e questo metterà a rischio un’importante porzione della diversità marina, inclusi gli ingegneri ecosistemici e gli organismi di maggior interesse commerciale come i grandi predatori e il Corallo rosso”.