Quaranta candeline per il Volontariato Sociale (AVS). La proposta, infatti, nacque in occasione del Convegno ecclesiale su: “Evangelizzazione e Promozione Umana”, promosso dalla CEI e tenuto a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre 1976. Una esperienza che attraverso numerose associazioni culturali cattoliche tra cui spicca il ruolo della Caritas è diventata un bagaglio formativo per molti giovani. “Un’esperienza proposta dalla Caritas”, ricorda l’associazione della Cei, “rivolta alle ragazze e ai ragazzi non soggetti agli obblighi di leva, consistente nello svolgere un anno di servizio a tempo pieno e gratuito”.
Nelle conclusioni dei lavori della Commissione di studio dedicata a “Evangelizzazione, Promozione Umana e i problemi degli emarginati in Italia”, si leggeva: “La commissione chiede al convegno di fare propria la proposta di farsi carico della promozione del servizio civile sostitutivo di quello militare nella comunità italiana, come scelta esemplare e preferenziale dei cristiani, e di allargare le proposte di servizio civile anche alle donne”.
COINVOLGIMENTO DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANILE CATTOLICO
Qualche mese dopo, mentre stipulava una convenzione col Ministero della Difesa per il servizio civile degli obiettori di coscienza, Caritas Italiana iniziava una riflessione, con il coinvolgimento di varie forze dell’associazionismo giovanile cattolico, per definire un progetto concreto. “Nel 1981, a Vicenza, quattro ragazze danno avvio alla prima esperienza di AVS con un mandato ufficiale del Vescovo”, ricorda la Caritas Italiana. “Man mano l’esperienza si definisce e si consolida, soprattutto al Centro-Nord. A metà anni ’80, il numero di ragazze che annualmente svolgono l’AVS supera le cento unità”. Nella seconda metà degli anni ‘90 inizia un calo nella partecipazione e agli inizi del secolo risultavano coinvolte circa 50 ragazze all’anno.
Le Caritas diocesane coinvolte negli anni sono state circa 70; quelle nelle quali l’esperienza ha registrato un certo radicamento e continuità sono state una ventina, soprattutto in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna e Marche. L’AVS non è riuscito a decollare al Sud e nelle Isole, nonostante alcune esperienze significative realizzate in alcune diocesi e un forte impegno di promozione da parte della Caritas Italiana. Quasi ogni anno non sono mancati, oltre alle ragazze, anche alcuni ragazzi esenti o dispensati dagli obblighi di leva. L’età dei giovani è compresa tra i 18 e i 26 anni, non ci sono mai stati vincoli tassativi, se non la maggiore età; con l’andar del tempo, l’età media delle ragazze è scesa, e una buona di parte esse effettua l’esperienza nell’anno successivo all’esame di maturità.
L’esperienza si svolge normalmente in piccoli gruppi: ogni Caritas Diocesana si avvale di una coordinatrice e in genere di un’équipe che progetta, accompagna e verifica l’andamento e i concreti cammini delle persone. “I tratti che hanno caratterizzato l’esperienza possono così essere sintetizzati”, ricorda la Caritas, “condivisione di vita con i poveri, attraverso azioni e servizi con persone e in contesti caratterizzati da povertà, emarginazione, esclusione sociale. Tra questi, si è cercato ove possibile di privilegiare l’attenzione a donne in difficoltà ragazze madri con problemi, donne immigrate”, ricorda la Caritas, “vita comunitaria in piccoli gruppi, con autogestione dell’alloggio e del vitto, talvolta anche con l’accoglienza temporanea di ospiti, secondo uno stile di sobrietà”. Tra le questioni dove l’impegno è stato massimo quello della, “formazione ai temi della pace e della solidarietà, per sostenere le motivazioni al servizio e le modalità concrete nei singoli ambiti operativi; talvolta”, evidenzia la Caritas, “la formazione è comune al gruppo di obiettori in servizio presso la stessa Caritas Diocesana; animazione sul territorio con la partecipazione a momenti di sensibilizzazione sui temi del servizio, della solidarietà, della pace effettuati presso scuole, associazioni giovanili, parrocchie, attraverso media locali”.