Giuseppe L’Abbate, 36 anni, laureato in Informatica, è deputato della Commissione Agricoltura di Montecitorio dal 2013, già Sottosegretario presso il Ministero delle Politiche Agricole del Governo Conte II, dal settembre 2019 al febbraio 2021, e Capo “Area Territorio” per il MoVimento 5 Stelle alla Camera. Con l’Onorevole abbiamo dato vita ad una rubrica a cadenza mensile denominata “Dal Parlamento alla Tavola” in cui verranno illustrate le novità legislative e le nuove opportunità messe in campo dal Mipaaf per le filiere agricole e l’intero comparto agroalimentare nazionale.
L’IMPORTANZA DI DARE FINALMENTE CAMPO ALLE DONNE
Come di consueto dal 1922, l’Italia ha celebrato lo scorso 8 marzo la Giornata Internazionale della donna. Un momento di riflessione sulle condizioni femminili e sulle conquiste sociali, economiche e politiche nonché sulle discriminazioni e le violenze di cui sono vittime tuttora in molte parti del mondo. Nel mese dedicato alla donna, dunque, mi è sembrato doveroso soffermarsi su ciò che le Istituzioni stanno mettendo in pratica per garantire le pari opportunità nel comparto agricolo e alimentare.
Secondo i dati dell’ultimo Annuario dell’agricoltura italiana del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), in Italia il numero di iscrizioni delle imprese agricole nel 2019 è diminuito dell’1,3% rispetto all’anno precedente, determinato dalle ditte individuali (che, seppur in flessione, continuano a rappresentare l’86% del totale), mentre le forme societarie risultano in crescita, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud. In questo scenario, l’imprenditoria femminile nel settore primario si attesta sempre sul 31% delle imprese, percentuale che si mantiene costante dal 2010 e risulta di poco superiore agli altri settori produttivi dove mediamente il 29% delle imprese è a titolarità femminile.
A questo scenario pressoché stabile fa fronte un’analisi di Unioncamere che evidenzia come la pandemia abbia inevitabilmente colpito anche il lato rosa dell’agricoltura. A causa del Covid-19, infatti, in un anno le imprese a conduzione femminile sono passate da quota 210.402 mila a 207.991, registrando pertanto un calo dell’1,15%, pari a 2.411 imprese. Si tratta di imprese che si caratterizzano per essere le più impegnate nella sicurezza alimentare e nel biologico, nella custodia e nella valorizzazione della biodiversità. L’invito a sostenere queste imprese, impegnate a ricucire gli strappi tra la sostenibilità economica e quella ambientale e sociale è stato ribadito, nelle scorse settimane, da Pina Terenzi, Presidente dell’associazione Donne in Campo della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori), la quale ha sottolineato la necessità di “rafforzare gli strumenti di credito ma anche di favorire l’accesso alla terra da parte delle donne che, a tutte le età, e a volte dopo la crescita dei figli, desiderano impegnarsi in agricoltura”.
L’agricoltura in rosa, dunque, si caratterizza per essere la parte trainante nella costruzione e attuazione della transizione ecologica e sostenibile ora al centro del dibattito politico nazionale e internazionale. Nel parere approvato dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, è stato posto l’accento sul fatto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza costituisce un’occasione unica per superare la gravissima diseguaglianza di genere che colpisce il nostro Paese molto più di altri. Nella Missione 5 “Inclusione e coesione”, alla componente “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, pertanto, è stata posta la condizione che nel PNRR siano “previste linee di intervento specificamente dedicate al sostegno delle imprenditrici e delle donne che lavorano nel settore agricolo, anche attraverso servizi innovativi che possano favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
In queste ultime settimane, inoltre, il Parlamento ha impegnato il Governo con una mozione, a prima firma Elisa Tripodi (M5S), concernente “iniziative a sostegno e tutela delle donne” dove si ribadisce l’importanza di “incentivare e sostenere con adeguati strumenti di tutela le lavoratrici autonome, le libere professioniste nonché l’imprenditoria femminile, anche attraverso la previsione di sgravi contributivi, agevolazioni fiscali, misure per favorire la conciliazione di vita professionale e vita privata, con un particolare impegno anche al settore dell’agricoltura e dell’economia verde e digitale”.
COME FAVORIRE L’IMPRENDITORIA FEMMINILE IN AGRICOLTURA
Affinché vi siano pari condizioni, anche il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha elaborato strumenti per agevolare le aziende agricole condotte da imprenditrici, come nel caso della misura “Donne in Campo” istituita con la Legge di Bilancio 2020 e gestita da Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare del Mipaaf.
Lo strumento permette di avere un mutuo sino a 300mila euro a tasso zero, finalizzato ad investimenti aziendali da garantire con beni immobili del valore pari ad almeno il 120%. Inoltre, l’imprenditrice deve comunque assicurare mezzi propri per il 20% del progetto di investimento. Si tratta, in definitiva, di una pratica bancaria vera e propria ma a tasso zero: non un gran vantaggio in questo particolare momento storico di tassi molto bassi che non necessitano di partecipazione a bandi con i suoi vincoli, anche temporali. D’altro canto, Ismea dispone del bando Subentro-Ampliamento che assicura a tutti i giovani d’Italia sostegno per investimenti sino a 1,5 milioni di euro con, in più, un fondo perduto del 35%.
Dal confronto tra i due strumenti, pertanto, emerge come il primo sia ad appannaggio esclusivo delle donne non giovani che, peraltro, potrebbero avere una operazione bancaria magari di durata superiore e senza essere costrette a partecipare ad un bando. Mi sono chiesto, dunque, quali modifiche apportare alla misura “Donne in Campo” per renderla davvero appetibile e concreto ora che l’ultima Legge di Bilancio l’ha rifinanziata con ulteriori 15 milioni di euro? La cosa più opportuna sarebbe trasformarla in un “voucher garanzia a costo zero”, da affiancare ad una pratica bancaria, con la funzione di agevolare tutti gli investimenti al femminile, senza necessità di mettere i propri terreni a garanzia. In questo modo, realmente tutte le donne, giovani e meno giovani, avrebbero un plus da poter utilizzare per la crescita dell’azienda agricola che conducono.
Il “Voucher Garanzia” avrebbe un costo inferiore per il bilancio dello Stato di “Donne in Campo”, offrendo benefici maggiori: un esempio di efficienza e di corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Una misura che auspichiamo, dunque, di emanare nel più breve tempo possibile, con la collaborazione e il supporto del Ministro Stefano Patuanelli, e che seguiremo passo passo nella sua applicazione, dialogando con gli istituti finanziari che devono percepire e saper interpretare l’interesse pubblico nella concessione di tali finanziamenti. Solo così potremo dire che diamo veramente un sostegno concreto alle imprenditrici per consentire a tutte loro di impegnarsi per una agricoltura di qualità.
Una ulteriore occasione per sostenere il lato rosa del comparto primario è la discussione in corso in Commissione Agricoltura a Montecitorio sulla proposta di legge “Delega al Governo per la disciplina dell’agricoltura multifunzionale e altre disposizioni per la promozione dell’imprenditoria e del lavoro femminile nel settore agricolo”. L’intento normativo è quello di estendere i benefici in materia di accesso al credito alle donne, ad esempio innalzando al 90% la percentuale di copertura delle spese inerenti i mutui agevolati per investimenti concedibili alle imprese. Inoltre, si punta a ricostituire l’Osservatorio nazionale per l’imprenditoria e il lavoro femminile in agricoltura (ONILFA), previsto dal DM del 13 ottobre 1997. Infine, si propone di istituire il 15 ottobre di ogni anno, in corrispondenza della Giornata internazionale delle donne rurali istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Giornata nazionale del lavoro femminile in agricoltura al fine di far conoscere l’importanza sociale e la qualità dell’imprenditoria e del lavoro femminile in agricoltura, nonché l’apporto dato dalle donne alla crescita civile e sociale del Paese.
L’ISTAT PREMIA IL LATO ROSA “SOSTENIBILE” DELL’AGRICOLTURA
Fino al prossimo 31 maggio, attraverso il portale ufficiale del 7° Censimento generale dell’Agricoltura – https://7censimentoagricoltura.it/ – imprenditrici e lavoratrici potranno sottoporre la propria candidatura al premio “Donne e Sostenibilità” istituito dall’Istat. L’iniziativa è volta ad evidenziare i tanti talenti femminili che operano in un’ottica green e innovativa nel settore agrario e zootecnico. La competizione selezionerà le storie e i progetti di quelle agricoltrici che, ogni giorno, si distinguono per ridurre l’impatto della propria attività sull’ambiente, preservando così l’ecosistema generale.
Il premio è pensato per un settore, quello agricolo, che vede le donne presenti in tutte le mansioni del comparto con ruoli sempre più determinanti nei processi innovativi per la sostenibilità green e nelle aziende agricole in cui le attività multifunzionali rappresentano il motore pulsante (agriturismi, fattorie didattiche, trasformazione e vendita di prodotto, produzione di bioenergia, ecc.).
Sarà sufficiente registrare la propria candidatura nella sezione dedicata del sito e inviare o un breve video o un succinto scritto, accompagnato da foto, che racconti il proprio impegno negli ambiti: tutela del suolo e della biodiversità; benessere animale; filiere sostenibili per lavoratori e territorio; utilizzo di nuove tecnologie; fonti rinnovabili; economia circolare.
Dal 1° giugno al 10 settembre 2021, le video-storie inviate verranno pubblicate sul sito del 7° Censimento Agricoltura, dove potranno essere votate via web dagli utenti. Al voto “popolare” si sommerà il parere di una giuria di esperti composta da rappresentanti dell’Istat e giornalisti di settore. A premiare la vincitrice sarà il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, con una targa dedicata nel corso di una cerimonia ufficiale a Roma o online, se le norme anti-Covid non lo consentiranno. La sua storia sarà promossa sui media e con una campagna social dell’Istituto Nazionale di Statistica.