Sotto accusa, ancora una volta, è il titolo V della Costituzione nonostante vi siano sistematici dialoghi ed accordi per la questione delle vaccinazioni; le disfunzioni sono all’ordine del giorno ed il Presidente del Consiglio è stato costretto, platealmente in Parlamento, , a lamentarsi dei ritardi sui tempi e modi di somministrazione del vaccino secondo il programma concordato in sede centrale, a scapito degli anziani e di altre categorie a maggior rischio, avendo alcune Regioni persino attuato favoritismi verso gruppi di poteri in virtù della loro forza contrattuale.
Una efficiente ed efficace risposta secondo le aspettative del Ministro della Sanità e del Governo richiede una ubbidienza intransigente alle direttive emanate e che il solo Commissario con le stellette non potrà far rispettare e controllare..
La leale collaborazione auspicata dal Governo Draghi si inceppa, infatti, nelle forme di compromessi locali che, insieme agli altri problemi organizzativi e gestionali, ha difficoltà ad essere tradotta in efficienza ed efficacia.
La campagna di vaccinazione della popolazione non può aspettare ancora a lungo perché dalla vaccinazione tempestiva e generalizzata dipende la ripresa della vita individuale e collettiva per vivere una vita normale.
Troppe le differenza tra le 20 Regioni e tante altre all’interno di ciascuna di esse, a parte le cinque a statuto speciale.
Non è solamente la Calabria il fanalino di coda sul fronte della Sanità, a parte le altre problematiche che l’affliggono dai tempi del brigantaggio. Non sono stati sufficienti a farla condurre a normalità neanche i commissari con o senza le stellette che si sono avvicendati nell’ultimo decennio, a parte i problemi endemici dei fenomeni di criminalità, di inevitabili infiltrazioni o di semplice disturbo. Ma ogni Regione ha le problematiche al proprio interno, sia Regioni del nord, quale la Lombardia sbandierata come esempio nazionale e sia del centro e del sud.
Del resto la Regionalizzazione della `Sanità ha evidenziato una vera lottizzazione dei servizi di assistenza al cittadino ed è ben noto a tutti il turismo sanitario dal sud al nord, con tutte le conseguenze di trascinamento, ma che ha trovato i suoi limiti di fronte a questo tragico fenomeno pandemico, sorprendendo tutti impreparati ed inadeguati.
È dalla prima guerra mondiale che il Servizio Sanitario dell’esercito, il Corpo di Sanità Militare, a cui si unirono gli assimilati della Croce Rossa Italiana e personale infermieristico anch’esso volontario facente parte di diversi comitati assistenziali, che si è affermato sempre più al servizio della Nazione.
Occorre una cooperazione civile e militare per attività congiunte tipiche delle Aree a rischio a livello internazionale, con la sanità dell’Esercito, della Marina Militare, dell’Aeronautica, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Croce Rossa e delle Capitanerie di Porto con basi logistiche presso i vari distretti militari od intermedi, da integrare con quelle già esistenti ed efficaci.
Le forze armate e le forze di polizia ad ordinamento militare e non solo hanno preparazioni e poliedricità e duttilità di impieghi di cui l’Italia va fiera nel mondo e gli italiani, in questo momento così difficile di pandemia da COVID-19 non avranno alcuna remore di vedere una sanità che valorizzi le competenze dei militari.