Può un Paese fare passi avanti se ha una burocrazia e una Pubblica amministrazione che non appaiono riformabili? È l’interrogativo che si pone la Confcommercio che ora, di fronte alle crescenti difficoltà del settore e delle imprese, punta i piedi e chiede al Governo un impegno concreto per una riforma vera e rapida.
“Se nella Pubblica Amministrazione il processo di semplificazione non fa passi avanti dipende essenzialmente da tre fattori: controlli non all’altezza, insufficiente riduzione e razionalizzazione delle norme esistenti, mancanza di una regia politica stabile”. La presa di posizione è espressa dalla Confcommercio, attraverso il responsabile Commercio e Città Enrico Postacchini, in audizione alla Commissione bicamerale nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla semplificazione delle procedure per l’avvio e l’esercizio dell’attività di impresa.
Per paradosso la Confederazione dei commercianti non solo teme che non ci sarà un impegno decisivo per una svolta ma addirittura, si temono altre complicazioni.
“Senza un impegno costante e duraturo”, sottolinea Postacchini, “la semplificazione non diventerà mai obiettivo di tutte le Amministrazioni. È necessario in particolare un confronto preventivo con gli operatori interessati per consentire alla Pubblica Amministrazione di avere gli elementi di conoscenza indispensabili per non introdurre nuove complicazioni”.
Confcommercio ha poi presentato le sue proposte da mettere in calendario. Tra queste aumentare il numero di Sportelli unici con attività produttive gestiti dalle Camere di Commercio. E, ancora, avviare velocemente il registro dei controlli previsto dal Decreto legge, semplificazioni. Tra le proposte quella di rivedere il registro dei cereali introdotto dall’ultima legge di bilanci. Infine affidare ai privati la revisione anche dei rimorchi dei veicoli pesanti.
