Il nostro Paese dovrebbe proporsi come l’interlocutore privilegiato di Washington nel contesto europeo, dopo l’uscita del Regno Unito. La nostra politica internazionale potrebbe tornare ad essere più ambiziosa e insieme più affidabile e a ridare all’Italia il posto che merita nello scacchiere internazionale.
Biden dallo studio ovale della Casa Bianca, collegato con i 27 capi di Stato e di Governo per il Consiglio europeo. Il suo segretario di Stato Blinken, di persona prima alla Nato e poi con Ursula von der Leyen e Josep Borrell.
Il messaggio della nuova amministrazione americana non poteva essere più chiaro: gli Stati Uniti vogliono riprendere e rafforzare la collaborazione con l’Europa, anche se non saranno tutte rose e viole.
L’avversario strategico degli Stati Uniti è sempre più la Cina. La politica espansionistica di Pechino, prosperata anche durante la guerra commerciale scatenata da Trump, è una minaccia per gli equilibri mondiali e una sfida aperta al ruolo degli Stati Uniti. Biden vuole reagire con fermezza contro le mosse spregiudicate di Pechino rafforzando la cooperazione con i Paesi asiatici, per sottrarli all’influenza cinese, e convincendo l’Europa a non farsi ammaliare dalle suggestioni del Dragone che con la Belt and Road Initiative ha già messo solide radici nel Mediterraneo e in Europa.
Ma non c’è solo la Cina nel mirino di Biden. Il presidente americano ha lanciato un chiaro segnale anche a Putin. La Russia, nel corso degli ultimi 4 anni, si è data molto da fare accrescendo la sua presenza militare nell’area mediorientale e del Mediterraneo. Nonostante le sanzioni decise dopo l’annessione unilaterale della Crimea sono andati avanti opere come il gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, porta il gas direttamente dalla Russia alla Germania mettendo fuori gioco proprio i Paesi baltici e l’Ucraina e creando una sostanziale dipendenza energetica della Germania rispetto alla Russia.
Il North Stream-due è da tempo motivo di attrito tra Washington e Berlino. Prima Obama poi, con maggior forza Trump, avevano già espresso contrarietà al gasdotto. Biden sa che anche altri Paesi dell’Unione non sono particolarmente contenti di questo progetto e può anche approfittare della debolezza della leadership tedesca che a settembre non avrà più Angela Merkel sulla scena.
L’Italia ha oggi il vantaggio di avere un Presidente del Consiglio di grande prestigio internazionale e potrebbe sfruttare la relativa incertezza e problematicità dei rapporti tra Germania e Stati Uniti per ampliare il proprio spazio e ruolo non solo all’interno dell’Unione europea ma anche nei rapporti con gli USA.
Il nostro Paese dovrebbe proporsi come l’interlocutore privilegiato di Washington nel contesto europeo, dopo l’uscita del Regno Unito. La nostra politica internazionale potrebbe tornare ad essere più ambiziosa e insieme più affidabile e a ridare all’Italia il posto che merita nello scacchiere internazionale. Draghi, che ha conoscenza delle complessità dei rapporti tra gli Stati, europei e non, ha l’autorevolezza necessaria per far uscire l’Italia dal ruolo di Cenerentola dei Grandi e farne una protagonista dello scacchiere europeo e mondiale. E tutto questo passa per un rafforzamento delle speciali relazioni del nostro Paese con gli Stati Uniti.