Il lento ma inesorabile declino che ha portato Forza Italia, in dieci anni, da partito di maggioranza relativa a contenitore politico al limite delle due cifre percentuali, si snoda tra la caparbia volontà del suo fondatore e le ambizioni dei principali componenti del partito.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che Silvio Berlusconi, ancor oggi, rappresenti la stella polare del suo partito. Ma è anche vero che l’anagrafe del Presidente e i risultati delle ultime consultazioni elettorali abbiano spinto alcuni esponenti di Forza Italia a tracciare percorsi alternativi, anche in conflitto con quelli del suo fondatore.
Questo aspetto, straordinario nella storicità del partito, potrebbe riservare delle sorprese in questo scorcio d’estate, caratterizzato da una crisi di governo tanto attesa quanto inaspettata. Sorprese che, pur nella continuità della manifestata intenzione di ritorno alle urne, anticipata dalla capogruppo Bernini al Senato, potrebbero consegnare, con senso di responsabilità istituzionale, la garanzia di un governo legislativo di lunga durata al nostro Paese, allontanando, così, i paradossi populisti e mediaticamente virtuali che hanno inquinato la nostra politica in questi ultimi anni.