Nuovo pressante appello della Confcommercio: “Subito misure di ristoro adeguate e tempestive”. Il ritorno tambureggiante, dopo le valutazioni super positive per il presidente Draghi, segna una svolta per la Confederazione e per le sue associate, come Federmoda e Federalberghi. Troppe, infatti, le richieste di aiuto che arrivano dalle imprese, e troppe le pause che il Governo prende mentre per dirla con le parole della Confesercenti: “le imprese non possono più attendere”. Il tempo, infatti, condiziona ogni scelta, della crisi pandemica e di quella economica.
Inoltre di attese i commercianti non ne possano più. Così la grande Confederazione dei commercianti non solo sollecita l’approvazione del decreto “Sostegno”, ma ribadisce l’esigenza di “misure di ristoro adeguate e tempestive”. Quanto ai criteri iniziano a subentrare problemi. “Resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici Ateco, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi”. In altri versi l’idea di fare selezioni ed esclusioni con il bilancino non è molto gradita dalla Confederazione. Perché si rischia di dare di più a chi non ha subito grandi danni e togliere a quelle imprese, la maggioranza, che già in difficoltà sono poi affondate nel 2020.
“Tutto ciò per rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni”, sottolinea la Confcommercio. Le notizie infatti non sono rassicuranti. Gennaio è stato un mese nero, molto oltre le previsioni già negative. Con un dubbio che oggi suona come un rilievo verso il Governo. La situazione infatti precipita.
Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite di inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020. “Ancora non si comprende il motivo per cui un negozio di abbigliamento o calzature o pelletteria”, afferma Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, “debba essere ricompreso tra quelle poche attività commerciali costrette alla chiusura per decreto in fascia rossa, nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli”.
“Al nostro settore”, prosegue Borghi, “serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione. Abbiamo avuto a disposizione solo mezze stagioni per la vendita e fatto subito notevole ricorso a forti promozioni e a saldi, con l’unico obiettivo di contenere le perdite di fatturato. Una soluzione che ha certamente aiutato i negozi ad avere liquidità per pagare personale, fornitori, affitti, tasse e spese vive, ma ha contestualmente generato una drastica riduzione dei margini, mettendo così a rischio il modello di business e la stessa sopravvivenza dei fashion store. Per questa peculiarità, la soglia di perdita di fatturato coerente per il dettaglio moda risulta, pertanto, del 20%”. Così le richieste si fanno più serie e ampie.
“Resta indispensabile”, fa presente Borghi, “un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze come pure è indifferibile anche un intervento sull’abbattimento del costo dei canoni di locazione”. A puntare i piedi è anche Federalberghi che chiede un cambio di rotta e di merito nelle scelte del prossimo decreto Sostegno.
“La scorsa settimana”, scrive Federalberghi, “l’Istat ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. Ci saremmo aspettati che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia, che mette a rischio la sopravvivenza di più di 30mila imprese e 350mila lavoratori, ma purtroppo non troviamo conferma nelle bozze che stanno circolando e che ci auguriamo vengano al più presto corrette”. Per Federalberghi “realizzare l’intento perequativo che più volte era stato annunciato nei mesi scorsi” è necessario che “il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico marzo 2020 – febbraio 2021”.
“Inoltre”, conclude la Federazione degli albergatori, “chiediamo che venga eliminato il tetto di 5 milioni di euro, che taglia fuori molte imprese alberghiere di dimensioni medie e grandi, e che il limite di 150 mila euro venga applicato per ogni singola struttura ricettiva e non per impresa”.
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