venerdì, 15 Novembre, 2024
Cuisine Moderne

La Marchisa

Storia ricca di fascino quella di questa giovane cantina, per questo non stento a credere che farà parlare di se nel prossimo futuro principalmente per i suoi incantevoli vini e prodotti gastronomici, poi ovviamente per i suoi protagonisti animati da grande passione e volontà. L’azienda di Isabella Toraldo, prende il nome di “Marchisa” per riproporre con un gioco di parole scherzoso le origini nobiliari della sua dinastia, un po’ marchesa un po’ Isa, come affettuosamente la chiamano tutti in famiglia.

 

Il rosato “Ruggia”

È poi Renato Marvasi, suo figlio, a tirare effettivamente le redini della produzione annuale dei loro vini e oli. Giovanissimo con un passato da grafico, ha sentito la vocazione per questa attività enologica tanto da lasciare la sua città, Roma e trasferendosi a Tropea per iniziare la sua nuova vita qui.

Anche in questo caso, la storia che riguarda “La Marchisa” racconta sempre nel nostro ambito favorito che è il tema della rubrica, in cui il lato più “moderne” della produzione in esame, va incontro al lato “ancient” che in questo caso si sostanzia nella dicotomia: il giovane imprenditore 33 enne e le vecchie vigne di oltre 50 anni.
In azienda infatti sono stati ritrovati resti di inizio novecento di antichi palmenti e vecchi ruderi adibiti alle lavorazioni enologiche e prodotti della campagna.

Il bianco “Settecento”

Le principali vigne dove si producono i vini de “La Marchisa” sono a Brattirò proprio sopra Tropea e nella località Foresta. In questa seconda località un vigneto spettacolare, proprio a 700 metri sul livello del mare, viene classificato come viticoltura eroica, proprio per la sua considerevole altezza.

A Foresta si produce “settecento” il bianco della cantina, fresco, fruttato dalla piacevole nota salmastra, data proprio dall’influsso marino che subisce questa vigna grazie ai venti. Un retrogusto di miele di acacia dolce, lieve mandarla.

Vino prezioso da valorizzare.

Il rosato è un vino che è stato prodotto ad anni alterni blend a cui l’esperto enologo Andrea Pala e Renato Marvasi stanno lavorando per definire e sviluppare la migliore espressione combinando al meglio i giusti cru che andranno a comporlo.

Il rosso “Natus”

Il rosso, punta di diamante dell’azienda è chiamato “Natus”, è il vino della riscoperta della vigne vecchie in cui confluisce in un blend ben strutturato il magliocco canino, la malvasia nera, il greco nero.

Particolare menzione va fatta alla grafica stampata sulle etichette della cantina, provenienti dall’antico Codice Carratelli, in cui vengono raffigurate antiche cartine geografica della Calabria.

Renato Marvasi, tra le altre cose, è il presidente della associazione dei Viticoltori Vibonesi che unisce diverse cantine di zona perseguendo la valorizzazione di questo territorio e dei vini di zona, forse poco noti ma di elevatissimo interesse, sicuramente da scoprire.

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