Uno dei primi effetti del Governo Draghi sull’elettorato è quello di ridestare in una vasta fetta di opinione pubblica, che non si sente più rappresentata adeguatamente dalle forze politiche, il bisogno di cercare “nuove case”.
La tregua segnata da un Esecutivo non controllato dai partiti ha un effetto liberatorio su tanti cittadini disorientati da un’offerta politica evidentemente non adeguata.
Questo fenomeno si verifica meno a destra che nelle altre aree. La destra ha trovato in Giorgia Meloni una leader abile e intelligente che sa tenere insieme umori e idee evitando eccessi. Una innegabile coerenza di comportamento è poi il punto di forza di Meloni a differenza delle oscillazioni frequenti di Salvini. In ogni caso anche la Lega ha una proposta politica che, in modo confuso e con alcune inutili esasperazioni, comunque offre dei punti di riferimento.
A sinistra, invece, sta esplodendo una diffusa insoddisfazione e uno sbandamento che non sarà facile controllare.
Le tre scissioni subite dal Pd negli ultimi 5 anni hanno indebolito il partito che si è introvertito in una faticosa ricerca di “tenere insieme i cocci” invece di rilanciare una nuova identità e un progetto adeguato ai tempi. A pesare negativamente sul Pd non sono state le scelte pressoché obbligate, prima contro il Conte1 e poi a favore del Conte2. Molto più negativo è stato il rinchiudersi del gruppo dirigente su se stesso perdendo il contatto con una larga fascia di opinione pubblica poco interessata ai rituali dell’unità del partito e più vogliosa di un rinnovamento profondo della sinistra. Ora si parla di un possibile congresso in cui si ripongono tante speranze. Ma il Pd ha bisogno di riscrivere completamente la propria identità senza cullarsi sugli allori di vecchie certezze e rituali desueti. Deve lanciarsi in un’avventura coraggiosa: superare la vecchia idea di sinistra e aprire un ampio spazio riformatore in cui si possano ritrovare varie componenti che oggi vagano come apolidi nell’universo senza centro di gravità di quella che un tempo era la sinistra. La vicinanza con i 5 Stelle avrebbe dovuto far capire al Pd perché tanti elettori hanno smesso di votare per il partito preferendo un confuso Movimento che ha poi sprecato un enorme consenso per colpa del populismo e della inadeguatezza di parte del suo gruppo dirigente.
Anche al centro c’è grande agitazione in cerca di nuove dimore stabili per l’elettorato.
Le forti spaccature presenti in Forza Italia hanno fatto perdere appeal al partito di Berlusconi. Le continue agitazioni di Renzi hanno reso più complicato capire se il senatore di Rignano punti a riprendere il controllo del suo ex partito o a diventare il successore del Cavaliere di Arcore come federatore dell’area di centro.
Tanti riformisti e liberal-democratici sono tornati a scrivere appelli e a lanciare messaggi per una rivitalizzazione di un’area moderata ma non conservatrice.
In questo contesto, un’aggregazione possibile e innovativa potrebbe nascere dalla confluenza di tre componenti: quella ambientalista sotto rappresentata nel Parlamento e nei sondaggi, quella di ispirazione cattolico-popolare nel solco della migliore tradizione degasperiana e quella liberal-democratica ma non laicista che si richiama al riformismo saggio di Luigi Einaudi e di Ugo La Malfa.
La Discussione guarda con interesse a questa possibile nuova area politica e mette a disposizione le sue colonne per ospitare interventi, proposte e critiche per approfondire questo progetto.