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La Turchia esce ufficialmente dalla “lista nera” dei paradisi fiscali secondo l’Ue

lunedì, 22 Febbraio 2021
1 minuto di lettura

Le discussioni sulle liste nere e grigie europee dei paradisi fiscali sono state rimosse dall’ordine del giorno della riunione informale dei ministri delle finanze europei (Ecofin) che si è tenuta martedì 16 febbraio 2021.

La lista nera, creata a dicembre 2017 e rivista ogni sei mesi (febbraio e ottobre), individua paesi e territori che utilizzano pratiche fiscali abusive secondo gli standard internazionali e non rispondono ai criteri per lo scambio di dati fiscali con l’UE.

Dodici paesi sono attualmente presenti, Samoa americane, Anguilla, Barbados, Figi, Guam, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini americane, Vanuatu, Seychelles, mentre dieci sono nella lista grigia: Australia, Botswana, Eswatini, Giordania, Maldive, Marocco, Namibia, Santa Lucia, Thailandia, Turchia in cui sono inseriti paesi che hanno compiuto progressi ma non soddisfano ancora i requisiti per la cooperazione fiscale, come Turchia, Marocco e Giordania.

Il 6 ottobre 2020, durante l’ultimo aggiornamento, Anguilla era migrata dalla lista grigia alla lista nera, le Barbados erano state aggiunte alla lista nera mentre le Isole Cayman e l’Oman erano state rimosse. Anche la Bosnia-Erzegovina e la Mongolia sono state rimosse dalla lista grigia. Il ritiro della discussione mette in luce il caso della Turchia. Il Paese, infatti, è minacciato di essere inserito nella lista nera, dovrebbe quindi rimanere in ultima analisi sulla lista grigia. Alla Turchia era già stata concessa una scadenza nel febbraio 2020, fino al 31 dicembre 2021, pena, appunto, la migrazione nella lista nera.

L’UE ha persino chiesto da parte sua progressi significativi per raggiungere gli standard fiscali internazionali.

Se questi impegni non sono stati ancora rispettati – Ankara parla di problemi tecnici per verificare la cittadinanza fiscale di sette milioni di turchi residenti in Europa -, diversi Stati membri vogliono essere concilianti.

Prima di tutto la Germania, ma anche il Belgio. Mentre altri, come Francia, Grecia, Cipro (non riconosciuta dalla Turchia), Austria e Danimarca stanno alzando il tono. La mancanza di unanimità tra i 27 porterà a un ulteriore rinvio, lasciando tempo alla Turchia di andare avanti fino all’ottobre 2021 (prossima revisione della lista nera).

I ministri degli Esteri, infatti, daranno la loro decisione, che dovrebbe avvenire senza sorprese, quest’oggi.

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