Scioglimento dell’Assemblea nazionale, rimpasto di governo e grazia presidenziale concessa ai detenuti condannati in via definitiva. Questi i principali annunci fatti dal presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, in un discorso alla nazione.
Decisioni prese pochi giorni dopo il suo rientro dalla Germania dove ha subito un’operazione e dopo essersi consultato con alcuni partiti politici. Ma soprattutto alla vigilia della celebrazione del secondo anniversario di Hirak (la rivolta popolare senza precedenti del 22 febbraio 2019, che costrinse Abdelaziz Bouteflika a rinunciare al suo quinto mandato presidenziale e dimettersi). Il capo dello Stato, nel suo annuncio, prima ha fatto il punto della situazione sanitaria che ha definito “soddisfacente”, e successivamente ha affrontato il dossier politico, quello più atteso.
Tebboune ha confermato ciò che i leader del partito avevano già ricevuto dalla presidenza.
In primis, lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, ma senza specificare la data delle prossime elezioni legislative anticipate, sapendo che lo scioglimento dell’attuale legislatura ha effetto non appena sarà pronunciato. Il presidente della Camera nei giorni precedente aveva convocato l’ufficio dell’AFN per prendere atto della decisione di abbreviare la 5a legislatura. Quanto al rimpasto di governo, il capo dello Stato si è concesso 48 ore per annunciare la nomina dei nuovi ministri in sostituzione degli attuali. Il Presidente Tebboune ha affermato di aver “preso atto delle critiche debitamente mosse dai cittadini”, in merito alle prestazioni di “alcuni settori ministeriali”, indicando che “nelle prossime 48 ore sarà operato e annunciato un rimpasto ministeriale”, che interesserà “i settori che, a nostro avviso e dal punto di vista dei cittadini, hanno avuto carenze nel risolvere i problemi”.
Sebbene poche informazioni siano filtrate sul nuovo esecutivo, fonti accreditate riferiscono che il team governativo verrà tagliato a metà. Fonti stampa locali riferiscono che il capo dello Stato aveva criticato lo staff guidato da Abdelaziz Djerad prima di volare in Germania per una seconda degenza medica. Ma il caso su cui l’inquilino di El-Mouradia era più atteso era quello dei prigionieri di coscienza. Era necessario un gesto di rilassamento per cercare di calmare la rabbia che sta montando nella società algerina. Per questo il Presidente algerino ha deciso di perdonare una sessantina di detenuti Hirak. La decisione è stata immediatamente esecutiva per i detenuti condannati in modo permanente – circa 30 – e la seconda ondata di liberazioni riguarderà i detenuti il cui giudizio non è stato ancora pronunciato.
La Presidenza ha chiarito il punto del Capo dello Stato assicurando che si tratta di “detenuti condannati in via definitiva per reati legati all’ICT, avendo leso istituzioni statali con conseguenza di disinformazione dell’opinione pubblica”, in particolare pubblicazioni critiche nei confronti delle autorità sui social network. La grazia, è stato ribadito, riguarda anche i detenuti i cui casi sono ancora sotto inchiesta.
Diversi detenuti in tutto il paese hanno lasciato la prigione, venerdì sono stati rilasciati 21 condannati in via definitiva, e anche gli altri, il cui giudizio non è ancora definitivo, in tutto 33 prigionieri hanno già lasciato il carcere. Abdelmadjid Tebboune affrontando poi il capitolo delle riforme politiche, ha elogiato la nuova Costituzione che, a suo avviso, sancisce “le libertà e riduce le sue prerogative di Presidente”.
“Abbiamo guidato la battaglia per il cambiamento dei testi e delle istituzioni, come sostiene il benedetto e autentico Hirak del 22 febbraio 2019”, ha detto Tebboune, aggiungendo che un cambiamento radicale “può essere raggiunto solo attraverso nuove leggi e istituzioni”. Tebboune rimane sulla rotta e non concede nulla ai sostenitori della “transizione”. “Quando i comportamenti e le mentalità cambiano, arriveremo a istituzioni che sono indiscutibilmente riconosciute e accettate, e questo è uno degli obiettivi del beato Hirak”, ha ricordato.