Opere di Giotto, Cimabue, Michelangelo, le prime edizioni illustrate della Commedia, capolavori di artisti del Novecento. È un viaggio straordinario nella storia dell’arte lungo i secoli quello che offre la mostra per celebrare il sommo poeta e padre della lingua italiana Dante Alighieri, a settecento anni dalla morte.
L’esposizione “Dante. La visione dell’arte”, che sarà possibile visitare dall’ 1 aprile all’11 luglio, è stata presentata nei giorni scorsi a Forlì, nella chiesa di San Giacomo, alla presenza dell’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, del presidente della Fondazione cassa dei Risparmi di Forlì Roberto Pinza, del direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt e del direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Gianfranco Brunelli.
Si tratta di una esposizione ricchissima, con circa 300 opere provenienti dai più importanti musei internazionali che lungo i secoli, dal Medioevo a oggi hanno ritratto, scolpito, raccontato Dante ed espresso, attraverso l’arte, le suggestioni nate dalla sua massima opera: la Divina Commedia.
Un racconto quindi a 360 gradi, realizzato grazie al sodalizio tra la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e le Gallerie degli Uffizi, nell’ambito delle celebrazioni promosse dal Mibact per questo importante anniversario. Ma anche un evento che in questo periodo di pandemia diviene simbolo di riscatto e di rinascita, non solo nazionale, ma del mondo dell’arte e dello spirito di cultura e civiltà che essa rappresenta.
“Grazie alla politica espositiva continuativa e di altissimo livello scientifico realizzata negli ultimi 16 anni – ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori -, Forlì è diventata una capitale italiana della cultura e una ragione di orgoglio per tutta la regione. Questo è un fatto, e dobbiamo partire da qui per immaginare come questo punto di eccellenza possa trainare la regione quale capitale italiana dei beni culturali e di capacità imprenditiva e competenza”.
“La resilienza- ha aggiunto l’assessore- è oggi una parola abusata e che rischia di perdere di significato. Resilienza non è solo piegarsi e tornare come prima, come le canne di bambù battute dal vento, ma significa avere l’intelligenza del cambiamento. E soprattutto significa non avere paura. Non conosco posti sicuri quanto i musei, che considero un pericolo per l’ignoranza e non per la salute”.
“Mi auguro che riusciremo prima o poi – ha concluso Felicori – a raccontare e a vendere turisticamente la regione come un tutt’uno, con l’opportunità di dormire in un luogo e visitarne altri e con collegamenti veloci per facilitare gli spostamenti. Ma per essere promossa in questo modo la regione necessita di iniziative di rilievo assoluto. E mostre come queste possono essere quella eccellenza che dà luce a tutto il territorio”.
Forlì è città dantesca. Dante vi trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, ospite degli Ordelaffi, signori ghibellini della città. A Forlì fece ritorno, occasionalmente, anche in seguito.
Rappresenta anche il collegamento tra Firenze e Ravenna dove Dante mori nel 1321.