lunedì, 16 Dicembre, 2024
Attualità

Fede e giustizia nella quotidianità di Rosario Livatino

Era il nove maggio del 1993 quando Giovanni Paolo II prima di iniziare la Celebrazione della Santa Messa nella Valle dei Templi.

Ai piedi del Teatro della Concordia, accompagnato da Mons. Carmelo Ferraro, incontra due genitori semplici, con un dolore nel cuore e una agenda fra le mani: sono papà e mamma del giudice “ragazzino” come lo definì l’allora Presidente della Repubblica Cossiga, i genitori del “Giudice (da scrivere con la G maiuscola) Rosario Livatino, barbaramente ucciso mentre da casa sua si recava al Palazzo di Giustizia di Agrigento per svolgere la sua missione (non lavoro fine a se stesso) “sub Tutela Dei” (sotto la tutela di Dio).

Papa Giovanni Paolo II li abbraccia e vede negli occhi dei genitori proprio una luce particolare.

Da “Uomo di Dio” scorge la bellezza di una fede che dei genitori, umili e amati della vita, hanno detto “SI ” alla chiamata per dare corpo a un Giudice tutto d’un pezzo senza tentennamenti nell’agire. Il Papa celebra l’Eucaristia ma non può mettere a tacere quell’emozione che porta nel cuore e così profeticamente prima di congedarsi da un fiume di giovani lancia un monito “Verrà una volta il giudizio di Dio”.

Sono passati tanti anni e proprio il nove maggio del 2021 Papa Francesco porterà all’altare di Dio quel giudice “Amante della Giustizia” indicando in lui i tratti inconfutabili del “Beato”.

Rosario Livatino “Beato” come Padre Pino Puglisi, uccisi entrambi “In odio alla Fede”. Con lo sguardo rivolto versi questi giganti della quotidianità del “Credo”, non possiamo che sottolineare l’agre coerente e credibile di una fede che si immerge nella Giustizia e insieme diventano “Vangelo di Liberazione”. La Giustizia fa sempre capo a una azione verità che sa di coerenza d’azione e di abbraccio della vita dell’uomo, se poi la fede ne abbellisce il senso e ne diventa portavoce, ecco che tutto compone un inno di liberazione interiore.

Rosario Livatino in tutto questo ne è Testimone credibile e oggi più che mai va indicato alle nuove generazioni come un modello di vita verso il quale orientare l’agire di una fede che è in se giustizia che educa a vivere la bellezza del Vangelo. Solo poche parole hanno caratterizzato la fede di un “Uomo” di Legge: “Sub Tutela Dei”. Che sia di sprone anche a noi che , credenti, possiamo comprendere la necessità di metterci sotto la tutela di Colui che e’ definito “Sole di Giustizia” e divenire sul sentiero della Storia “Sentinelle di un’alba Nuova”.

Crederci non costa nulla ma rende giustizia a una fede che oggi illumina più che mai.

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Valerio Servillo

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