Seguendo le telecronache dei colloqui tenuti a Montecitorio dal Presidente incaricato Mario Draghi, si aveva l’impressione di assistere ad una tappa del circuito di golf per professionisti. Uno stuolo di cronisti e cameramen assiepati, assieme a spettatori qualificati e a servizievoli “caddie”, attorno all’unico protagonista: il tiratore.
Eccolo, quindi, il nostro campione, arrivare elegante e rispettoso dell’etichetta, sul “tee” di partenza, cordialmente sorridere a tutti, senza perdere la concentrazione, misurare bene la distanza dalla buca e gli ostacoli presenti, scegliere la mazza e, quindi, finalmente, con molta calma, apparentemente sentendo i suggerimenti di tutti, ma nella realtà del tutto isolato da qualsiasi cosa diversa dal suo compito: mandare la palla nella buca posta qualche centinaio di metri più in là, a Palazzo Chigi.
Sa il giocatore che la sua bravura non gli varrà particolari vantaggi perché le regole del gioco, volendo mettere tutti in posizione di parità, impongono a tutti degli handicap: così a lui, al nostro campione, è richiesto di fare buca con un numero di colpi minore di quello concesso agli altri protagonisti.
Molto raramente avviene che il giocatore, per campionissimo che possa essere, vada in buca con un solo colpo. In questo caso l’entusiasmo va alle stelle. I telecronisti impazziscono letteralmente urlando – un po’ come alla Galeazzi nell’indimenticabile cronaca dell’oro olimpico dei fratelli Abbagnale – “hole in one! hole in one!”, buca con un solo tiro!!!
Così – senza rilasciare nessuna dichiarazione, senza neppure mai intervenire nelle dichiarazione rese dai suoi interlocutori per smentirle o correggerle, neppure quando si è annunciato in suo nome il “ministero della galassia” (così il governatore De Luca, soprannominando il non ancora battezzato “ministero della transizione ecologica”), o quando un “forse si” è stato il risultato di una “insalata Rousseau” (così “Il fatto quotidiano”) – il Prof. Mario Draghi con un solo tiro è arrivato in buca a Palazzo Chigi.
Ha compiuto, con tale primo tiro, un miracolo: l’attuazione della Costituzione, la grande dimenticata dei due precedenti governi. È evidente a tutti che il Presidente Draghi dirigerà la politica del governo, come prescrive l’art. 95; e dalla cronaca (e dalla delusione dei leader dei vari partiti) sappiamo anche che, veramente, i nomi dei ministri da indicare al Capo dello Stato li ha scelti lui (art. 92). E che nel fare ciò ha attuato la sua politica, come pochi suoi predecessori hanno potuto fare.
Discontinuità dal suo predecessore, col quale, in comune, ha soltanto in non essere eletto. Mentre quegli era stato chiamato soltanto per la sua vicinanza ad alcuni esponenti del M5S, l’ex Governatore della BCE è stato designato per un suo prestigio personale che tutti ha zittito, trovando nella sola Giorgia Meloni un educatissimo e rispettosissimo “no”. Hole in one, quindi, per la prima buca. Ma il percorso completo ne prevede diciotto. Ognuna con sue caratteristiche e con ostacoli da superare. Le prime sono le più difficili. Anche perché si metterà alla prova la sua resistenza. Gli ostacoli non verranno solamente dalla politica. Penso alla Giustizia, nodo cardine, per i suoi riflessi economici e sociali. Va riformata completamente sia nel settore civile, che arranca lentissimo e antiquato, sia in quello penale, dove la riforma Vassalli è stata stravolta da interpretazioni giurispudenziali e leggi barbare.
Fino «all’abominio della modifica della prescrizione… sigillo finale del giustizialismo più ottuso e giacobino» (Nordio). Riforma che troverà gli ostacoli più duri, non tanto negli immancabili mal di pancia delle ali giustizialiste pentastellate e piddine, quanto nelle resistenze, ben più forti e pregnanti, della stessa magistratura.
Qua si giocherà la capacità del nostro campione, se saprà andare di nuovo dritto in buca, magari con i colpi previsti dal “par” o se dovrà ricercare compromessi e fare concessioni. Il suo handicap, ritenuta la sua bravura, è molto alto e si pareggerà soltanto verso la fine della legislatura. Quando, col semestre bianco e l’impossibilità di scioglimento delle Camere, risulterà spuntato il ricatto partitico che si farà sentire dalle sue prime mosse. Tutti, attorno al nome di Mario Draghi ci siamo mentalmente proiettati un film. Il mio vede non solo una Giustizia autonoma, efficiente ed imparziale; ma anche una pubblica amministrazione che semplifichi al massimo ed elimini passaggi che sono solo pretesti per piccole posizioni di potere; ed un impiego delle risorse pubbliche non assistenziale (sono nato nel disastro della Calabria dai centomila forestali), ma imprenditoriale. Di avere un fisco equo, neppure ci penso, col nostro debito pubblico. Ma spererei almeno in un erario non vessatorio, non arrogante; con una qualità perduta: la facilità.
L’auspicio, da cittadino, è che questo film immaginato abbia un bel finale.