Torna a ruggire il vecchio leone. Anche se ha poco fiato, torna a ruggire. rientra nella mischia, con un colpo di teatro degno degli anni ruggenti. Dopo i continui viene o non viene, è affaticato e deve stare riguardato, sfodera il suo miglior sorriso e riprende la scena.
Per Draghi, questo ed altro. E in un colpo solo, spacca il centro destra ,che tanto lui con la Meloni ha poco da spartire. Converte Salvini sulla via di Damasco facendogli gridare viva l’Europa e obbligandolo a riporre definitivamente ( ma il condizionale è d’obbligo) tutte le felpe con il no-euro in bella vista.
E inguaia i Cinque stelle che devono digerire tanti bocconi amari: stare in maggioranza con lui, la Lega e l’odiatissimo Renzi alla faccia di Casaleggio, Rousseau e company. Ripone in cantina il premier uscente Conte che non va più bene neanche come sindaco. Mette in imbarazzo, più o meno per gli stessi motivi dei grillini, anche il partito democratico. che arranca, ma lo fa “per il bene del paese “.
È il primo Silvio Berlusconi, assieme a Matteo Renzi, a dare un si convinto a Draghi ,a fornirgli carta bianca su programma e poltrone ,ad accogliere con entusiasmo la saggia mossa del presidente Mattarella e a tornare alla ribalta alla grande, nonostante gli acciacchi, il respiro affannato, le parole contate.
E ci piace pensare che l’operazione Draghi parta anche da lui, con l’abile regia di Italia viva, che parlatene pure male, ma ha dato un futuro al nostro paese. E ha fatto tornare a ruggire il vecchio leone.