Il grande generale e filosofo cinese Sun Tzu riteneva che le battaglie si combattessero nel tempio prima che sul campo. Una regola applicata dall’Amministrazione Kennedy che, durante la drammatica crisi dei missili a Cuba, trasferì la sfida con l’Urss dentro il palazzo delle Nazioni Unite.
Certamente non si può paragonare una crisi nucleare dalle conseguenze inimmaginabili con una molto più innocua crisi di governo. Ciononostante non sono differenti le strategie per affrontarle. Oggi, a differenza degli anni sessanta, l’immediatezza della comunicazione tende a premiare l’approccio diretto dei politici con i cittadini, spogliando il Parlamento – vero Tempio della politica – della sacralità e della sua istituzionalità.
Una immediatezza che consente di aprire crisi di governo in diretta social. Tuttavia, il nostro Paese è e rimane una democrazia parlamentare. I Presidenti del Consiglio non vengono eletti dal popolo e il Parlamento è il tempio nel quale nascono e si esauriscono le proposte politiche.
Ogni straripamento da questo tracciato non può e non deve avere un futuro, pena la stabilità della democrazia stessa. Quella democrazia che, negli anni della Prima Repubblica, pur nella contrapposizione, anche feroce, tra forze politiche divergenti, è sempre stata tutelata e protetta.
Nei mesi a venire ci aspettano importanti appuntamenti in ambito europeo ai quali non possiamo sottrarci e l’approvazione della manovra finanziaria che definirà il percorso economico italiano nel prossimo anno. Non c’è posto e tempo per capitalizzare le ambizioni personali, ma solo per capitalizzare il ruolo del Parlamento privilegiando il bene del Paese.