Intorno a Draghi si sta, per fortuna, coagulando un consenso ampio che consentirà a breve la formazione del nuovo governo. È un’ottima notizia. Ma non è l’unica. L’altra buona notizia è che la nascita del governo Draghi sarà accompagnata da una serie di novità nello scenario politico destinate a durare nel tempo.
Innanzitutto il ruolo di Giuseppe Conte. Nel suo breve discorso fatto in piazza e in modo che le telecamere non inquadrassero Palazzo Chigi, Conte si è di fatto proposto come leader politico dei 5 stelle e come convinto sostenitore di un’alleanza strategica con la sinistra. Questa scelta comporterà un chiarimento finale nel Movimento. È molto probabile che una piccola parte guidata da Di Battista sceglierà un’altra strada. E anche questo sarà un bene. Un partito troppo eterogeneo non serve a nessuno. Se i 5 Stelle decidono definitivamente sotto la leadership di Conte di collocarsi lontano dalla destra e in un’area di sinistra riformista, c’è da aspettarsi che progressivamente abbandonino quel che resta del populismo nelle loro proposte, divengano più concreti e si misurino con i problemi e non con gli slogan. Un’evoluzione positiva.
A destra la nascita del Governo Draghi, come avevamo auspicato, segna comunque una differenziazione di Forza Italia da Meloni e Salvini. Anche questo processo non sarà indolore ma era desiderato da tanti nel partito di Berlusconi cui stava stretta la sudditanza politica alla Lega. Ormai è chiaro che non ci saranno elezioni anticipate e che la destra non ha alcuna possibilità di poter eleggere tra un anno un proprio candidato al Quirinale. Quindi le promesse fatte a Berlusconi si sono sciolte come neve al sole.
Se Forza Italia riprende un suo spazio autonomo di manovra è un bene perché anche all’interno della Lega possa rafforzarsi la componente cui non va giù il sovranismo e l’armamentario salviniano che ha fatto prendere voti ma ha portato il partito all’opposizione. Insomma, un centrodestra più europeista e moderato e non più dominato dal duo Salvini-Meloni è sicuramente più utile all’Italia.
In questo contesto di riassestamento degli schieramenti non è chiaro quale sia lo spazio di manovra di Renzi. Si attribuisce il merito di aver favorito con la crisi l’avvento di Draghi. Ma se Draghi fosse stato il suo vero obiettivo avrebbe potuto dichiararlo un mese fa quando ha aperto il fuoco contro il governo. Non è successo. Quindi Renzi, alla fine, per non rimanere bloccato in un governo Conte-ter ha preferito sparigliare tutto. Ma con Draghi al governo e una maggioranza molto ampia Renzi avrà poco o nulla da dire. Tra l’altro, il ricompattarsi dei tre alleati Pd-5S e LeU sembra chiudere definitivamente le possibilità di qualsiasi collaborazione di quest’area con Italia Viva. Renzi potrebbe riavvicinarsi all’ala di Forza Italia che si stacca dal gioco leghista ma difficilmente potrebbe diventarne leader e mantenere l’unità di Italia Viva: una parte tornerebbe nel Pd.
Presto per trarre conclusioni. Mentre Draghi lavorerà sodo per rilanciare immagine e sostanza dell’Italia con progetti e riforme capaci di innescare una crescita economica solida, i partiti, almeno per un anno, potranno guardarsi dentro, fare i conti con loro stessi, risistemarsi e scegliere delle strade meno avventurose e più equilibrate.
Se il Governo Draghi non solo “salverà” l’Italia ma sarà l’occasione per la fine del populismo e un forte ridimensionamento del sovranismo e di qualsiasi forma di estremismo, beh potremmo proprio dire che si sarà compiuto un vero miracolo.