Ciascuna provincia presenta peculiarità produttive ed è proprio tale livello di specializzazione a rendere il Made in Italy un unicum nello scenario mondiale e ha permesso la tenuta di diverse realtà territoriali nonostante la crisi. È quanto emerge dal focus sull’export territoriale realizzato dall’Ufficio Studi di Sace.
I dati pubblicati a dicembre evidenziano per i primi nove mesi del 2020 un forte calo dell’export su quasi tutto il territorio nazionale rispetto allo stesso periodo del 2019 (-12,5%), con una dinamica meno negativa della media nel Mezzogiorno (ad esclusione delle Isole) grazie alle ottime performance dei prodotti agroalimentari e del Molise, che ha registrato una crescita delle vendite oltreconfine significativa (+31,4%).
Sebbene il calo dell’export riscontrato nei primi tre trimestri del 2020, tra luglio e settembre si nota una generale ripresa delle vendite all’estero (+24,1% congiunturale), che sono tornate quasi ai livelli del primo trimestre del 2020. Lo shock pandemico ha messo ancor più in risalto le potenzialità inespresse dell’export del Mezzogiorno, potenzialità che potrebbero essere sviluppate nel prossimo futuro sia verso quelli che sono già importanti partner commerciali (come Stati Uniti, Francia e Germania), sia verso geografie ancora poco conosciute ai prodotti meridionali. Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte, che pur continuano a giocare ruoli da protagoniste per l’export nazionale, hanno visto un calo in quasi tutti i settori esportativi, in particolare nella meccanica e nel tessile e abbigliamento.
Il comparto agroalimentare, anche in queste regioni, e quello che ha saputo contenere maggiormente gli effetti negativi e in alcuni casi addirittura accrescere le proprie vendite oltreconfine.
La meccanica strumentale ha subito una contrazione in tutte le regioni d’Italia, provocando in particolare una flessione in quelle, come Lombardia e Piemonte, per le quali il settore e significativamente importante. Alcune categorie di prodotto sono riuscite a mantenersi positive nonostante le difficolta presenti nei settori a cui appartengono: e il caso del mobilio forlivese, del comparto moda di Arezzo, nonché dei macchinari agricoli del padovano e vicentino. Le merci vendute all’estero e provenienti dalle regioni del Sud (a esclusione delle Isole) nel 2019 avevano visto un aumento tendenziale del 4,4%, mentre tra gennaio e settembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, hanno subito un calo del 10,4% (-12,5% la media nazionale).
Questo risultato nel 2020 da parte del Mezzogiorno è stato possibile grazie a due fattori, uno di carattere settoriale, rappresentato da una propensione per l’agroalimentare dell’export del Meridione, e uno geografico, dato da una performance eccezionale dell’export del Molise, che ha avuto, nonostante lo shock pandemico, una crescita di oltre il 30%. Si osserva, dunque, una tenuta del Sud Italia superiore a quella del Nord, un dato interessante anche per le prospettive future del Mezzogiorno in termini di export. Le potenzialità del Meridione sono elevate: un confronto con le performance dei peer, la similarità tra domanda e offerta di export e le prospettive di crescita del mercato, evidenzia una domanda di circa 17 miliardi ancora inespressa.