Giuseppe L’Abbate, 35 anni, laureato in Informatica, è Sottosegretario presso il Ministero delle Politiche Agricole dal settembre 2019 nonché deputato della Commissione Agricoltura di Montecitorio dal 2013. Con l’Onorevole abbiamo dato vita ad una rubrica a cadenza mensile denominata “Dal Governo alla Tavola” in cui verranno illustrate le novità legislative e le nuove opportunità messe in campo dal Mipaaf per le filiere agricole e l’intero comparto agroalimentare nazionale.
La crisi pandemica, che ha fatto sentire i suoi effetti negativi sui mercati globali, ha inevitabilmente coinvolto anche il comparto vitivinicolo. Uno scenario inconsueto, senza precedenti e denso di preoccupazione ma anche di sfide. I dati Ismea evidenziano come, da gennaio a settembre 2020, i volumi esportati si siano ridotti del 2,6% rispetto all’anno precedente, mentre in valore la perdita stimata è del 3,4%.
Gli Usa, paese particolarmente importante per l’export italiano, nei primi nove mesi dell’anno ha ridotto le proprie importazioni totali dell’1% in volume con una
spesa, espressa in euro, ridotta dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In questo quadro, gli attori della filiera del vino hanno dovuto fronteggiare situazioni individuali molto differenziate: quelli che avevano nel mercato della ristorazione il principale sbocco (la ristorazione detiene nella maggioranza dei mercati una quota di vendite in volume tra il 20 e il 30%) sono stati particolarmente colpiti mentre quelli più legati alla grande distribuzione possono aver addirittura migliorato fatturato e profitto.
La filiera del vino in Italia e nel mondo non ha in genere subito interruzioni o limitazioni significative della sua operatività. Le restrizioni alle attività produttive imposte durante il lockdown non hanno riguardato le imprese vitivinicole e il sistema distributivo intermedio ma solo la ristorazione e (per alcune settimane) le enoteche; le imprese vitivinicole, peraltro, non hanno avuto difficoltà ad adottare i protocolli prescritti per svolgere in sicurezza le attività, e questo ha riguardato anche la vendemmia 2020, nonostante si siano dovuti fronteggiare alcuni problemi di disponibilità di manodopera a causa delle limitazioni agli spostamenti internazionali.
Le vendite del vino italiano nel 2020 – Negli 11 mesi compresi tra gennaio e novembre 2020 sono usciti dalle cantine italiane, al netto della nuova produzione, circa 42,6 milioni di ettolitri, il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Al contempo, le esportazioni italiane di vino hanno mostrato nei primi 9 mesi del 2020 (ultimo dato disponibile) una flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di circa il 3% in volume (-4% in valore), nettamente più contenuta di quella registrata da altri esportatori, la quale probabilmente resterà tale con riferimento all’intero anno. Di conseguenza, anche considerando che le distillazioni di crisi autorizzate per fare fronte all’emergenza sono state molto contenute, è possibile dedurre che i consumi complessivi nazionali abbiano subito una riduzione quantitativa contenuta nonostante la pandemia, riduzione attribuibile verosimilmente al drastico calo del turismo straniero, sebbene con modifiche importanti in termini di valori e modalità di acquisto.
La grande distribuzione organizzata, che già svolgeva un ruolo importante nell’approvvigionamento di vini italiani economici e di fascia media, ha ampliato volumi e valori delle vendite rispetto all’anno precedente. Considerando il complesso del vino confezionato si sono registrati incrementi nei primi 11 mesi dell’anno intorno al 5% in volume e 6% in valore.
GLI INTERVENTI DI SOSTEGNO ADOTTATI DAL MIPAAF
Il Ministero delle Politiche Agricole ha messo in campo, sin da subito, azioni concrete proprio con l’obiettivo di sostenere la filiera vitivinicola nel suo complesso in questo particolare momento storico, senza perdere di vista la necessità di costruire un’efficace strategia di ripartenza. In quest’ottica si collocano le misure adottate in questi mesi: come i 9,54 milioni di euro destinati allo stoccaggio di vini di qualità, o atti a divenire tali, uno strumento per sostenere i produttori di vino nelle fasce di eccellenza maggiormente colpite dalla chiusura della ristorazione; i 52 milioni di euro destinati all’esonero contributivo per le aziende vitivinicole; l’attuazione delle misure adottate dalla Commissione europea, per lo più finalizzate a garantire maggiore semplificazione e flessibilità a misure già esistenti.
E poi, ancora, l’approvazione dei due decreti relativi alla misura Promozione e alla misura investimenti previsti dall’OCM Vino: il primo consente di abbassare il contributo minimo ammissibile per Paese, previsto per i progetti di promozione per il 2020/2021, per consentire di soddisfare un maggior numero di richieste e ampliare la platea di soggetti che possono accedere ai fondi a disposizione per la misura di promozione dei prodotti vitivinicoli nei Paesi terzi; il secondo decreto proroga di 15 giorni la data di scadenza di presentazione delle domande di aiuto per gli investimenti per la campagna 2020/2021. Si tratta di azioni concrete per supportare la filiera vitivinicola che agevolano l’accesso agli investimenti e alla promozione del vino nei Paesi terzi con regole semplici, flessibili e vicine alle esigenze dei produttori. La misura dedicata alla promozione del vino nei mercati esteri può contare su uno stanziamento di 101.997.000 di euro l’anno, a copertura di un importo che può arrivare fino al 60% del valore complessivo delle spese sostenute; per quanto riguarda la misura di investimenti nell’ambito del Programma Nazionale di Sostegno è previsto uno stanziamento di oltre 60 milioni di euro ripartiti tra le Regioni.
Con l’attivazione della misura distillazione di crisi del vino comune abbiamo distribuito sostegni per un importo pari a 16 milioni di euro di fondi comunitari, con il duplice obiettivo di ridurre le giacenze di prodotto e contribuire all’approvvigionamento di alcol etilico, da destinare prevalentemente alla produzione di disinfettanti mentre con la vendemmia verde parziale per i vini di qualità per la campagna 2020/2021 abbiamo sostenuto la riduzione volontaria della produzione di uve destinate a vini a denominazione di origine ed a indicazione geografica, con un investimento pari a 100 milioni di euro. Infine, con 350 milioni di euro circa del Fondo Ristorazione si sono incentivati gli acquisti di vino da parte del comparto Ho.re.ca.
Per il rilancio dell’export, si è al lavoro per attivare uno specifico tavolo tra Mipaaf, Ministero Affari Esteri, Istituto Commercio Estero e le imprese del vino per fronteggiare le sfide presenti sullo scenario internazionale.
Nell’ultima Legge di Bilancio, infine, abbiamo introdotto il credito d’imposta per le reti di imprese agricole e agroalimentari che aderiscono alle “Strade del vino” per il triennio 2021-2023 per la realizzazione o l’ampliamento di infrastrutture informatiche finalizzate al potenziamento del commercio elettronico. Inoltre, è stato istituito il Fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2021, destinato allo stoccaggio privato dei vini DOC, DOCG e IGT certificati o atti a divenire tali e detenuti in impianti situati nel territorio nazionale.
Con il 2021, poi, è entrato pienamente in attività un nuovo prodotto di finanziamento a disposizione soprattutto delle imprese vitivinicole: il cosiddetto “pegno rotativo”. Lo strumento, introdotto per norma da un emendamento al Cura Italia promosso dal deputato Alberto Manca (M5S), permette alle imprese agricole di ottenere da un istituto di credito le risorse finanziarie di cui necessitano ad un tasso inferiore, mettendo a pegno la propria produzione ma mantenendo il bene nelle proprie disponibilità per le successive fasi di maturazione e affinamento. Una volta posto in vendita, il bene vincolato verrà sostituito con un altro bene della stessa qualità che inizierà il processo a sua volta. Quindi, il pegno “ruota”, cioè si sposta di volta in volta sul nuovo bene prodotto quando quello precedentemente dato a garanzia viene venduto. Una operazione interamente gestita in remoto dalle imprese e dagli istituti finanziari i quali possono controllare direttamente attraverso un proprio account le produzioni certificati presenti sul portale informatico del Mipaaf: il Sian.
PROSPETTIVE FUTURE: MARCHIO SOSTENIBILITÀ
In ottica futura, la parola chiave è “sostenibilità” che costituisce di fatto anche un forte elemento di distintività e, quindi, un valore aggiunto in termini di marketing. Nel “Decreto Rilancio” ha trovato spazio il sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola, basato sul rispetto di uno specifico disciplinare di produzione, aggiornato annualmente attraverso un sistema di monitoraggio e approvato con decreto del Ministro. Ciò ci permette, non solo di sfruttare un elemento aggiuntivo di marketing, ma anche di essere immediatamente allineati ai principali obiettivi strategici contenuti nei più recenti documenti di programmazione adottati dalla Commissione europea, in particolare Green Deal, Farm to Fork e Biodiversità.