Una dote di 209 miliardi di euro in arrivo dall’Unione Europea per proteggere e difendere la penisola Italia da tutti i mali – epidemia da COVID-19 compresa – è la causa del contenzioso in atto tra tutte le forze politiche di opposizione e di qualcuna di governo.
Al Presidente del Consiglio è stato chiesto di riferire in Parlamento, avendo un capo (ir)responsabile commesso un grave errore nell’imporre ai suoi muratori-costruttori di abbandonare il cantiere in corso d’opera, asserendo, tra l’altro, che non si può costruire un edificio senza progetto.
Sta di fatto che questo bonus senza precedenti – una bella torta del valore di 209 miliardi di euro – ha fatto arrabbiare questo componente del governo al punto di dissociarsi e di esprimere le sue contrarierà con tutta la sua forza ed in tutti i luoghi istituzionali e non solo.
Ma c’è ben altro che bolle in pentola e sulla scena politica e cioè la gran voglia di un ritorno di fiamma per restaurare il vecchio edificio, mai definitivamente abbandonato, la casa comune del “Pentapartito”, che ha prepotentemente fatto breccia nel cuore dei pochi nostalgici rimasti e di quanti ne intravedono vantaggi, oltre che personali, per il Paese.
Ecco il fermento di tutti i partiti sia dall’opposizione e sia dalla maggioranza di governo. Tutto questo è particolarmente amplificato a causa di un governo costituito da forze che si sono sempre contrastati ferocemente senza risparmio alcuno. Il Movimento 5Stelle da una parte ed un centro sinistra frantumato in più partitini per meglio contendersi il territorio e le poltrone.
Il Movimento 5Stelle, col suo 33%, per la prima volta al governo del Paese, è continuamente additato come privo di esperienze a governare, incapace ad affrontare la particolare situazione epidemica da COVID-19 ma, soprattutto, inesperto ed incapace di amministrare questa valanga di denaro che è in arrivo dall’Unione Europea. Tutti i partiti dell’arco costituzionale vogliono dire la loro ed intendono partecipare attivamente alla ripartizione secondo le voci di impiego prestabilite.
Il Movimento 5Stelle è la prima volta che si trova con le mani in pasta, al governo del Paese in modo inaspettato: fino al giorno prima della XVIII Legislatura era pienamente all’opposizione e professava cinque fondamentali principi, cioè l’onestà, fuori la casta dal Palazzo, da aprire come una scatoletta di tonno, mai la politica come professione, uno vale uno e due mandati e poi a casa.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti e la pandemia da COVID-19 ha alterato, nel bene e nel male, tempi di permanenza, programmi, rapporti fiduciari ed aspettative. Insomma ha messo fuori gioco tutti e, invece di un fuggi fuggi generale, c’è un richiamo a raccolta, tutti pronti in attesa della torta dei 209 miliardi su cui infilare il dito come i bambini nella panna.
Una crisi invocata in tutte le ore della giornata da tutte le forze politiche – tranne le due principali forze di governo, sotto il controllo di Conte e Zingaretti – per logiche di visibilità e di accaparramenti di consensi. Si tratta di una pretesa da irresponsabili provocare una crisi di governo ed un ricorso alle urne in piena pandemia.
Intanto le due esperienze di governo, con forze politiche agli antipodi, con la Lega di Salvini prima e con la sinistra frastagliata tutt’ora, con gli incidenti di percorso e gli imprevisti, hanno fatto aguzzare l’ingegno a forze irrequiete, non incline non solo “ad ubbidir tacendo” ma neanche a cogestire con senso di responsabilità ed equilibrio.
Chi è nato per “comandare” non è capace ne’ di eseguire, ne’ di lavorare in squadra; fa di tutto per imporre il proprio metodo, le proprie idee, agitandosi in tutte le direzioni, per dimostrare che ha sempre ragione da vendere; credendosi detentore unico della verità pretende assoluto ascolto e rispetto, cercando di estendere il coinvolgimento anche altrove ed invoca l’intervento dell’arbitro perché gli dia ragione.
La politica italiana presenta, come sempre, le due facce, quella di governo che è tacciata di tutti i mali tipici di chi non vi fa parte e quella di opposizione che ne invoca, quantomeno un rimpasto con tutte le forze politiche, cioè un’ammucchiata come ai tempi delle grandi coalizioni, avvisando che, diversamente, si rischia di toccare il fondo; la caduta non sarebbe indolore ed a beneficiarne sono quelli che vivono nella illegalità che, in questi momenti di artificiosa confusione, si mimetizzano tra la gente comune.
Qualcuno pensa di risolvere o superare i vari problemi – anche di tipo giudiziario – mettendo zizzania tra le forze di governo, col probabile intento del “mal comune mezzo gaudio”.
Qualche veterano della vecchia nomenclatura della prima e seconda Repubblica, per spirito di Corpo e per amor di Patria, sta venendo allo scoperto a dar man forte ai responsabili per contrastare l’errore gravissimo e l’atto contro l’Italia di un baldanzoso personaggio che intendeva sopprimere quell’Aula che, invece, ora lo accoglie e dà anche a lui le risorse per pagarsi il mutuo.