mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Manica Larga

Claudia e gli effetti collaterali del Covid 

Claudia fa il medico. Mi è capitato di conoscerla anni fa per una visita. Poi nel tempo siamo diventati amici.  Così abbiamo cominciato a scambiarci scatti di vita. L’ultimo è uno scatto rubato che la ritrae mentre firma il suo primo contratto di lavoro. Deve essere stato suo marito, immagino. Naturalmente ho partecipato alla loro gioia. 

Claudia è un tipo in gamba. Si è laureata in corso e con lode da fuori sede in un grande ateneo italiano; specializzazione a spalle scoperte; poi una trafila fatta di lunghi e tortuosi anni di precariato, turni in doppia fila, calendari strappati e diritti neanche a parlarne. Esausta ma felice, mi ha scritto con ironia: “E’ stato un parto, ma ce l’ho fatta”. La firma sul suo trofeo. 

Una storia come tante. Eppure un’eccezione. Proprio per questo non sono mai riuscito a farci l’abitudine. Così un velo di tristezza ha rubato quell’attimo leggero, anche se lei lo ignora. Perché, penso, il suo dovrebbe essere un passaggio normale, direi quasi formale, quello di aver diritto a diritti fondamentali tipo farsi una vita a fronte di un servizio immenso offerto alla società, pagato peraltro a carissimo prezzo. Serviva il Covid. 

Poi la mente va all’ennesimo duello politico in atto in queste ore mentre il sole va giù. Su quale terreno la nostra classe politica gioca la sua ennesima partita di tennis cui siamo nostro malgrado spettatori? In soccorso mi è venuto un articolo apparso negli scorsi giorni su questa testata, scritto da Antonio Cisternino sull’ultimo rapporto annuale del Censis (AD 2020: come il Covid sta cambiando l’Italia e gli italiani. 54° Rapporto Censis). 

L’Italia è un Paese a pezzi. E alcuni risvolti inquietano. Per esempio, rispuntano i favorevoli alla pena di morte, quasi 5 Italiani su 10, mentre 4 Italiani su 10 sono disposti a rinunciare ai propri diritti civili in cambio di benessere economico. 

E proprio sulla sicurezza economica la spaccatura sociale si è fatta profonda tra lavoratori pubblici e lavoratori privati che temono lo tsunami occupazionale. Così insieme a tutto quanto il  resto, si sta lentamente radicando quella cultura assistenzialista nemica del rischio d’impresa. Pochi maledetti e subito: meglio un bonus oggi ché domani chissà. 

Il Censis descrive il nostro Paese come una ruota quadrata che non gira: “Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità, il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data, alla rissosità della politica e ai conflitti interistituzionali. Uno degli effetti provocati dall’epidemia è di aver coperto sotto la coltre della paura e dietro le reazioni suscitate dallo stato d’allarme le nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, del tutto evidenti oggi nelle debolezze del sistema”. 

Così, tra antichi risentimenti e nuovi malcontenti, ripenso al discorso di fine anno del nostro Presidente della Repubblica, ai costruttori più che mai necessari a ripartire, alle troppe ferite aperte come quella di Amatrice, ai troppi studenti mai tornati in classe e al futuro che stanno perdendo ora. E infine a Claudia: un’eccezione che resta eccezione in un momento storico d’eccezione. Se tre indizi fanno una prova, chissà che la sua storia non diventi normalità. 

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