Nel 2020 sono stati 153 gli uomini che per la prima volta si sono rivolti ai centri per uomini che agiscono violenza della rete del privato sociale. E altri 142 hanno proseguito il percorso di recupero iniziato negli anni precedenti.
È questo uno degli importanti risultati ottenuti dal progetto Move-On, sviluppato due anni fa per ampliare, potenziare e monitorare gli interventi diretti a uomini autori di violenza contro donne partner ed ex partner nel contesto del lavoro di rete, che, insieme a tanti altri approfondimenti, saranno riportati nel convegno “Disertare il patriarcato. Per un nuovo patto di civiltà tra uomini e donne” organizzato dall’Associazione Senza Violenza di Bologna in collaborazione con l’Ufficio Pari Opportunità e tutela delle differenze del Comune di Bologna, Casa delle donne, ASP Città di Bologna e ASC InSieme, con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Già 150 le persone iscritte al convegno che si svolgerà giovedì 14 gennaio dalle 14:30 alle 19:00 e venerdì 15 gennaio dalle 9:00 alle 13.30 sulla piattaforma Zoom e in diretta facebook sulla pagina dell’Associazione Senza Violenza.
“Sarà un’occasione – ha detto l’assessore alle Pari Opportunità del comune di Bologna Susanna Zaccaria – per fare il punto di tutti gli obiettivi raggiunti dal progetto Move-On”. Progetto che è stato incentrato sulla stretta collaborazione con i Centri antiviolenza femministi e sul principio della responsabilizzazione degli uomini per promuovere un cambiamento sociale e culturale diffuso. “La condivisione del lavoro da parte di tutta la rete territoriale- ha sottolineato Paolo Ballarin co-presidente dell’Associazione Senza Violenza- è stata e sarà ancora di fondamentale importanza. La conclusione del progetto è un punto di arrivo ma anche un punto di partenza per ulteriori sviluppi”.
Quella che si vuole promuovere è una rivoluzione culturale: il peso della violenza deve finire tutto sul peso del maltrattante e non su quello delle vittime. “La violenza- ha detto Giuditta Creazzo co-presidente dell’Associazione Senza Violenza – è cancellazione di soggettività. Progetti come questo ci aiutano a essere quello che vogliamo essere. È importante partire da un caso concreto di violenza, ma lo è altrettanto sviluppare il lavoro con il cambiamento del rapporto uomini e donne”.
“Il lavoro di condivisione di buone pratiche- ha rimarcato anche Angela Romanin di Casa delle donne per non subire violenza- ha aperto una strada concreta per sviluppare un altro pezzo di strada insieme. Noi abbiamo sempre voluto fare una progettazione dal basso che partisse dalle esigenze delle donne vittime di violenza.
In genere sono poco interessate ad azioni penali. Solo un 10-12% di loro denuncia, ma quello che vogliono è che la violenza finisca e chiedono un luogo nel quale i partner possano intraprendere un processo di cambiamento”. Nel 19,1% dei casi il contatto con il centro è una iniziativa diretta dell’uomo, nel 45,4% dei casi il contatto avviene a seguito di “pressioni” che hanno a che fare con la giustizia, nel 13,1% dei casi dai servizi socio-sanitari, mentre negli altri casi dalla partner o ex partner o da familiari e molto sporadicamente dall’associazionismo.
Il convegno sarà anche l’occasione per lanciare la Rete regionale dei centri del privato sociale per uomini autori di violenza, di cui fanno parte, oltre a Senza Violenza di Bologna, il C.A.M. (Centro Uomini Maltrattanti) Di Ferrara, il CIPM (Centro Italiano per la promozione della mediazione) di Piacenza e Reggio Emilia, il CTM (Centro Trattamento Uomini Maltrattanti) di Forlì e Reggio Emilia, Associazione DireUomo – Spazio ascolto maltrattanti di Rimini, M.UO.VITI (Mai più Uomini Violenti) di Ravenna e Faenza, il SUM (Servizio Uomini Maltrattanti) di Reggio Emilia.
L’importanza della collaborazione e del “fare rete” la hanno rimarcata anche Irene Bruno direttrice ai servizi alle persone di Asp Città di Bologna e Arash Bahavar, vicepresidente di Asc InSieme. “Deve diffondersi l’idea, e ancora non lo è, che sono gli uomini a doversi prendere la responsabilità della violenza sulle donne” ha detto Michele Poli di C.A.M. Ferrara, anche lui convinto dell’importanza della rete territoriale dell’Emilia-Romagna per condividere esperienze, informazioni perché questo tema riguarda tutta la società civile”.