Gli italiani assistono attoniti e preoccupati al duello rusticano che vede contrapposti Matteo Renzi, che ha scatenato l’offensiva, e Giuseppe Conte, che la subisce e risponde arroccandosi. Non era quello che aveva chiesto il Presidente della Repubblica nel discorso del 31 dicembre quando aveva detto: “Questo è il tempo dei costruttori”.
Cosa si costruisce in un clima infuocato, con minacce continue di dimissioni, con delegittimazioni tra alleati? Nulla.
Di tutto l’Italia ha bisogno fuorché dell’instabilità politica.
Ma se nella maggioranza l’aria è diventata irrespirabile, hanno ragione le opposizioni: si dovrebbe andare a votare. Però il buon senso fa capire che elezioni anticipate adesso sarebbero molto rischiose sia per motivi sanitari sia per i 5 mesi di paralisi che provocherebbero tra campagna elettorale, insediamento del Parlamento e nuovo governo. Nel 2017 Mattarella sciolse le Camere il 28 dicembre e il nuovo governo giurò il 1° giugno. Non possiamo permetterci 150 giorni senza Parlamento e Governo in piena pandemia, vaccinazione di massa e serrato confronto con l’Europa sui piani di ripresa.
Scartate le elezioni guardiamo alle maggioranze possibili.
In Parlamento non c’è una maggioranza organica diversa da quella attuale. A meno che Renzi non voglia allearsi con Salvini, Meloni e Berlusconi. Impensabile. Non c’è spazio per governi tecnici o per governi di unità nazionale che sarebbero più caotici che mai. Inutile fantasticare su alchimie impraticabili. E allora?
C’è un governo in carica che ha in Giuseppe Conte il punto di equilibrio di un delicato rapporto tra i due partiti maggiori della coalizione, Pd e 5 Stelle. Togliere Conte da Palazzo Chigi significherebbe far saltare questo equilibrio, creare fibrillazioni nei 5 Stelle e qualche scossone anche nel Pd. È questo che serve?
Non resta che mantenere questa maggioranza, con questo Presidente del Consiglio ma voltare pagina nell’azione di governo, rafforzando la squadra dei ministri e guardando ad un impegno da qui alla fine della legislatura.
E veniamo ai duellanti. Durante i ricchi anni Ottanta erano famose le sciabolate che Craxi e De Mita, alleati litigiosi, si scambiavano un giorno si e l’altro pure. Altri tempi. Alla fine l’accordo si trovava sempre, al di là delle rivalità personali. Oggi Renzi e Conte sono protagonisti di una terribile fase della nostra storia e sono chiamati entrambi a fare un passo avanti nell’interesse del Paese.
Renzi deve sfoderare tutta l’energia di cui è capace e anche l’inventiva riformista che lo caratterizza per rafforzare il governo non per farlo saltare in aria. Quindi, basta toni aggressivi e maggiore spirito collaborativo nella forma e nella sostanza. Conte non deve restare in porto, non deve avere paura di navigare in mare aperto: sproni la maggioranza a serrare i ranghi e tirar fuori idee, ascolti tutti, usi il suo equilibrio e la capacità di mediazione per trovare una sintesi efficace tra le diverse posizioni, proponga a Mattarella ministri di più alta qualità.
Un Governo rafforzato, che decida con più collegialità, maggiore coraggio e determinazione è il più bel regalo che Conte, Renzi, Di Maio e Zingaretti possono fare all’Italia. E anche a sé stessi, a ben vedere.