giovedì, 19 Dicembre, 2024
Sanità

Medici in fuga dagli ospedali. Sondaggio Anaao Assomed: schiacciati da carichi di lavoro e stipendi bassi. La politica rifletta

“Schiacciati” da un sistema che esige troppo, disattento alle ragioni di chi lavora, con poche gratificazioni economiche. Parte da queste considerazioni negative la fuga dei medici ospedalieri dal servizio pubblico sanitario. A raccogliere le critiche, con le tante voci di sfiducia è un sondaggio realizzato dall’Anaao Assomed che mette in evidenza come il malessere lavorativo domina le attività dei medici e in parte dei dirigenti sanitari che, “si sentono schiacciati da una macchina che esige troppo e che nemmeno ascolta la loro voce, svalutati e frustrati da un’organizzazione del lavoro che non sembra avere tra le priorità i loro bisogni e le loro necessità, sia come lavoratori che come persone”. Bisogna considerare che questo clima di disorientamento è generato dalle tante tipologie di lavoro e dai nuovi contratti, che ormai sono declinati in “somministrato”, a “cottimo”, e per i giovani “forzato”.

“La legge di bilancio 2021 fornisce, insieme con un apprezzabile ristoro economico, una panoramica sconsolante del lavoro dei medici ospedalieri”, scrive Anaao Assomed, “al tempo dell’epidemia da Covid-19. Tra lavoro somministrato tramite agenzie, che per il fastidio incassano 5 milioni ognuna, lavoro a cottimo per personale dipendente, lavoro forzato per i giovani medici, sembra finita la stagione del lavoro senza aggettivi. Il che conferma il quadro di gravissima sofferenza, non solo dei professionisti, ma anche del sistema sanitario nel suo complesso”.

Al sondaggio realizzato dall’Anaao hanno risposto 2.461 iscritti tra medici e dirigenti sanitari. Il 54.3% dei medici ospedalieri pensa di lavorare ancora in un ospedale pubblico nei prossimi 2 anni. E oltre il 75% ritiene che il proprio lavoro non sia stato valorizzato a dovere durante la pandemia, mentre i dirigenti sanitari danno, in media, un giudizio più positivo. Tuttavia percentuale di questi ultimi che si dicono pronti a lasciare le strutture pubbliche dove lavorano supera infatti comunque il 30%. Il fenomeno di un progressiva sfiducia verso il lavoro ospedaliero pubblico si era già evidenziato in altri Paesi europei, ad esempio in Inghilterra e in Svezia ed ora anche in Germania. Il problema rimane l’impegno e il carico di lavoro, i tagli fatti al personale, i rischi connessi al lavoro, lo scarso coinvolgimento nelle decisioni che lo riguardano. Gli indici di sfiducia dei medici, ha punte del 60.3%, disaffezione che prende spunto anche dalle retribuzioni considerate non adeguate all’impegno richiesto.

“I medici ospedalieri”, scrive l’Anaao nel presentare l’indagine, “svalutati e frustrati da un’organizzazione del lavoro che non sembra avere tra le priorità i loro bisogni e le loro necessità, sia come lavoratori che come persone. È ormai chiaro che il perseguimento della sola efficienza, misurata guardando ai bilanci e agli indicatori numerici e perseguita attraverso progressive riduzioni delle risorse disponibili, è un nemico della resilienza del sistema nel suo insieme”. La pandemia con tutte le criticità registrate negli ospedali ha accelerato questo clima di sfiducia e mostrato per intero la fragilità dell’intero sistema.

“Per evitare il disastro”, scrive l’Anaao Assomed a commento del sondaggio, “serve un cambiamento radicale rispetto alle politiche del passato, cominciando a rinunciare all’illusione di potere governare un sistema complesso esclusivamente attraverso un illusorio controllo dei conti. Occorre certamente aumentare le risorse e le retribuzioni ma, fattore altrettanto importante, secondo il nostro campione, anche coinvolgere i professionisti nei processi decisionali che governano la macchina ospedaliera”. Non bastano per l’Anaao interventi spot e approssimativi ma sono necessari progetti di lunga durata.

“Tappare i buchi”, sottolinea l’Associazione, “non basterà senza rendere compatibile la professione ospedaliera con le esigenze della vita al di fuori dell’ospedale, specie per le donne che curano, avviate a costituire la maggioranza dei curanti, le quali si sentono, e sono, la parte della categoria più in difficoltà. Quasi il 75% delle donne si dichiara insoddisfatto, in qualche misura, della conciliazione tra vita privata e lavoro, con il 20% molto insoddisfatto”. Il sondaggio è stato realizzato anche per lanciare proposte. “Le risposte che abbiamo ricevuto indicano che, al di là delle difficoltà e degli ostacoli, i medici ospedalieri e i dirigenti sanitari conservano una grande passione per il loro mestiere”, fa presente l’Anaao Assomed, “un amore per la professione capace di rendere sopportabile la fatica e sostenere i grandi sforzi e i sacrifici nella vita personale che la società richiede ai medici che lavorano in ospedale, un senso di orgoglio per quello che fanno (curare e salvare vite). Nonostante pochi definiscano ‘prestigiosa’ la professione, per molti essa rimane “affascinante” e, almeno per quanto riguarda il rapporto con i pazienti, capace di dare gratificazione”. L’appello è rivolto alla politica.

“Il compito dei decisori politici di oggi e dei prossimi anni dovrebbe, dunque, essere quello di valorizzare queste spinte positive e questo grande capitale di qualità umane e professionali”, conclude l’Anaao,

“La risposta alle sfide sanitarie di oggi e di domani, che non possiamo prevedere nei tempi e nei modi più di quanto abbiamo potuto prevedere la pandemia del 2020, dipende in larga parte da come sceglieranno di trattare i medici ospedalieri e i dirigenti sanitari durante e al termine dell’emergenza che stiamo vivendo”.

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