Racconta a un’emittente televisiva che il Covid si è portato via il marito e che i pochi soldi rimasti sono andati via in bollette. Con solo un termosifone elettrico e qualche associazione di volontariato a portarle conforto, adesso piange anche l’umiliazione di non poter fare un regalo ai suoi bambini per Natale. Benvenuti nel mondo reale.
Nell’infinito dibattito se tenere aperto o chiuso, ci sono file di esseri umani che si ingrossano sempre di più all’interno di una polarizzazione sociale che desta più di qualche preoccupazione.
Da un lato, le file chilometriche per raggiungere gli impianti sciistici; dall’altro, quelle sempre crescenti alle mense per i poveri: migliaia e migliaia di lavoratori cui si aggiungono, questa volta, anche artigiani, commercianti, liberi professionisti. Caritas lancia una campagna mondiale per aiutare i nuovi affamati.
Da un lato, affollate e ricchissime feste private che, a onor di cronaca, dicono proseguano come se niente fosse. Dall’altro, l’Istat sussurra che neanche nel pieno della seconda guerra mondiale tanti morti.
E ancora. Da un lato, le ultime stime della Joseph Rowntree Foundation che ci parlano di livelli di indigenza sempre crescenti. Per la prima volta nella storia, l’Unicef scende in campo per aiutare i bambini della ricca Gran Bretagna.
Dall’altro, i figli di famiglie privilegiate che avranno accesso alle migliori università e agli impieghi più redditizi: “Una delle criticità da affrontare è la sempre più alta estrazione sociale dei nostri allievi”, mastica amaro il professor Luigi Ambrosio della Normale di Pisa. Per esempio, “sempre più spesso i normalisti sono figli di genitori laureati, di insegnanti e di altri professionisti. Prima non era così,” spiega.
Potremmo continuare: cosa serve di più per accettare l’idea che qualcosa si è rotto? Che è necessario far fronte comune per ricostruire? Il Papa? A dire il vero anch’egli ha parlato: “Il momento è cruciale, la risposta è la solidarietà”.
Più sommessamente, anche noi dalle pagine di questo giornale, cerchiamo costantemente di contribuire a creare uno spazio di riflessione e dibattito sul tema, per sensibilizzare e convogliare energie e interessi verso un obiettivo comune, sostenibile, inclusivo.
Abbiamo scritto di solidarietà, di spirito di fratellanza, di prossimità e di attenzione alla parte debole della società, perché se c’è un dettaglio che sembra sfuggire è che ogni società andrà sempre alla velocità del più lento.
E questo è tanto più vero oggi, facendo eco a uno degli economisti più influenti al mondo, Mariana Mazzucato, in un momento storico che “rende attuale e urgente abbracciare nuove relazioni tra uomo e mondo”.
Perciò, solo quando si farà i conti con l’idea che se è da un lato è vero che a nessuno piace perdere e che, dall’altro, è altrettanto vero che pretendere di conquistare la vetta di una piramide dal vertice molto stretto significa continuare a perdere tutti perché si crea esclusione, allora forse qualcosa potrebbe cominciare a cambiare. Serve in altri termini ripartire dalle basi per costruire le premesse di una nuova convivenza civile.