Pare che Polonia e Ungheria siano orientati a togliere il veto sul Recovery Fund, dopo che da parte tedesca sarebbe stata avanzata la disponibilità a mitigare le condizionalità legate alla questione dello Stato di diritto. Ma sembra che la situazione sia tutt’altro che chiarita. Soprattutto non si capisce ancora come potranno essere investiti i fondi del Recovery e chi deciderà realmente la loro destinazione. Fra chi parla espressamente di presa in giro c’è il parlamentare leghista Claudio Borghi, ex presidente della Commissione Bilancio della Camera, in questa intervista.
Sul Recovery ci sono molte polemiche per i progetti che non decollano, i ritardi e soprattutto la destinazione delle risorse. Lei come giudica tutta la questione?
“Rivendico il merito di aver detto in tempi non sospetti che il Recovery Fund era una sciocchezza. Ora si stanno scoprendo le carte e la verità sta venendo a galla. Ci hanno raccontato per mesi che sarebbero piovuti soldi dall’Europa. Peccato che ancora non si sia visto un centesimo. Non soltanto i soldi non sono piovuti e non siamo neanche vicini ad un loro possibile arrivo, ma finalmente si inizia a capire la vera natura di queste risorse”.
E quale sarebbe?
“La maggior parte dei soldi che arriveranno sono prestiti, e questo non li rende differenti da un qualsiasi Btp (buono del tesoro poliennale ndr.). Con la differenza che mentre il Btp in questo momento viene acquistato dalla Banca centrale, che una volta giunto a scadenza lo rinnova senza alcun obbligo di restituzione, nel caso del prestito dell’Unione europea una volta scaduto dovrà essere restituito. E non ci sarà neanche particolare guadagno in termini di interessi, visto che anche se ci daranno il debito a tasso di interesse zero, non ci potrà essere un ritorno significativo. Questo indipendentemente da come poi saranno calcolati i relativi tassi d’interesse sul Recovery che è ancora tutto da stabilire. Tolti 120 miliardi di prestito dai 200 complessivi che ci spetterebbero, ne rimangono 80 a fondo perduto. Ma anche qui c’è l’inganno”.
Ossia?
“Supponendo che ci siano veramente, il che è ancora tutto da vedere, si tratterebbe di ulteriori fondi europei sottoposti a vincoli ancora più stringenti. Quindi ci danno i soldi obbligandoci ad investirli come dicono loro, ad esempio sulla parità di genere, sulla transizione ambientale ecc. A questo punto mi metto nei panni di un qualsiasi imprenditore che fatica a mantenere i livelli occupazionali e al quale viene chiesto di realizzare la transizione verde o la parità di genere. Che aiuto concreto può arrivarmi in questi termini? Ma non è tutto”.
Ancora? C’è dell’altro?
“A fronte di questi vincoli e limiti che ci arriveranno dall’Europa, ci impegneremo comunque a partecipare a questo bilancio europeo allargato che dovrà essere finanziato senza discussione. Se oggi dobbiamo al bilancio europeo 15 miliardi, da domani ne dovremo 30, perché oltre ai soldi che già versiamo annualmente, si aggiungeranno quelli con cui dovremo ripagare il Recovery fund. Il bello è che si stanno pure accapigliando per controllare la gestione di questi fondi con la cosiddetta task force di esperti. Il tutto per ridurre ancora di più il bilancio dello Stato e crearne una parte vincolata e indipendente dal controllo del Parlamento. Una task force dunque che dovrà sostituirsi nelle decisioni al Parlamento limitandone la sovranità”.
Ma la task force è proprio necessaria? Non se ne può fare a meno?
“Questi esperti non saranno controllati dai cittadini visto che il Parlamento non potrà esercitare alcun potere su di loro; quindi si presuppone che siano dei veri geni capaci di fare miracoli e di non commettere errori se non hanno nemmeno bisogno del minimo controllo. Al tempo stesso però si presuppone pure che non siano bravi quanto Arcuri, altrimenti non si capisce per quale motivo, se ci sono così tanti esperti in giro, si faccia fare tutto all’uomo solo al comando, visto che non esiste cosa di cui Arcuri non si occupi”.
Quindi è un fallimento della politica? Sta dicendo questo?
“Più che di fallimento della politica, parlerei di fallimento del Parlamento, organo che ormai si è ridotto a sfiduciare la gente. Ma la colpa è dei parlamentari di questa maggioranza che, forse per timore di andare a casa, accettano di abdicare al loro ruolo, consentendo al governo di avere campo libero su tutto, anche su questioni che apparentemente sarebbero pure incostituzionali, E la gente viene illusa con il classico fumo negli occhi, dagli stati generali di Villa Pamphilj alle task force degli esperti. Il Parlamento dovrebbe avere almeno un sussulto di dignità”.
Sul Mes alla fine hanno trovato la quadra, quello che Barbara Lezzi ha definito punto di caduta.
“Più che di punto di caduta parlerei di caduta delle braccia. Anche perché qui non si trattava di far cadere o meno il governo ma di ratificare un trattato internazionale che deve dare un indirizzo all’esecutivo. L’indirizzo in questo caso è puramente parlamentare e non di maggioranza, quindi non ci dovrebbero essere logiche di partito o di schieramento. Ognuno dovrebbe essere libero di votare secondo coscienza, sapendo perfettamente che si tratta di un indirizzo che andrà a limitare le funzioni e la sovranità dei parlamentari da qui al futuro. Sul Mes hanno lavorato governi di diverso colore politico, quindi non è una questione di maggioranza o di opposizione. E un voto contrario non avrebbe rappresentato alcuna forma di sfiducia per il governo. I 5 Stelle sanno perfettamente cosa significhi la riforma del Mes, ma preferiscono prendere in giro gli italiani trincerandosi dietro la forma, ovvero il fatto che il voto favorevole non ne comporterà l’attivazione. Il che è vero tecnicamente, ma politicamente il problema rimane. Non erano loro a bollare come traditori della patria i parlamentari che avevano in precedenza approvato il Mes? E allora?”