domenica, 17 Novembre, 2024
Politica

Federazione di cdx “anti-Silvio”. Salvini post-sovranista verso la Lega popolare

Gli scontri tra i due sono iniziati da parecchio. Salvini e Berlusconi si temono e si marcano stretti non da oggi. Ma ormai è la malattia che affligge intimamente il centro-destra. Si chiama “vampirizzazione”, “cannibalizzazione”.

La Meloni almeno da un anno, erode, mangia i consensi alla Lega, Salvini mangia Fi e Fi oscilla tra un centro-destra ancora a trazione sovranista, nel quale non crede e non ha mai creduto, visto che il suo schieramento ideale è quello “modello 94”, inventato proprio dal Cavaliere (a trazione liberale e liberista), e un nuovo grande centro, collaborazionista, con Renzi, Calenda e soci, partecipando eventualmente a un governo di emergenza nazionale (da Conte a Draghi, ma pure no, un Conte3).

Del resto, le partite in ballo sono tante: la gestione della pandemia che presuppone una convergenza tematica trasversale tra forze politiche responsabili, la prossima Finanziaria che dovrà porre le basi per una vera ripartenza economica, dopo mesi di priorità sanitarie, i soldi del Recovery che tardano a venire, la scelta futura del capo dello Stato.

E Berlusconi, ridotto al lumicino, paradossalmente sta giocando forte e alto: fare l’anello di congiunzione, l’ago della bilancia per depurare la destra dal sovranismo, renderla appetibile ai poteri forti, alla Ue, o lasciare la coalizione, volteggiando per altri lidi.

Proprio per questa ambiguità azzurra, sono partiti gli sgambetti che conosciamo. Ripercorriamo la cronaca.

Berlusconi che pensa ai due relatori della manovra, dichiarandosi disponibile per una cogestione dell’emergenza e Salvini che si vendica astenendosi al voto sull’emendamento del Pd (considerato una trappola di Palazzo Chigi), denominato Salva-Mediaset (contenuto nel Dl Covid), diventando non più “il garante del primato degli italiani”, ma del “primato dei francesi” (la scalata alla sua azienda da parte di Bollorè). E ancora, la possibilità che la Lega prenda in considerazione la mozione di sfiducia a Gallera.

Insomma, Matteo quando guarda Silvio vede in realtà, il volto di Gianni Letta. Un volto inciucista, molto abile che lui teme davvero.

Poi, il massimo della frizione c’è stata quando Salvini ha acquistato il terzetto forzista, Ravetto-Carrera-Zanella, apripista di un altro drappello pronto a imbarcarsi sul Carroccio (Giro, Bondi). Altra cannibalizzazione che rischia di far saltare anche la scelta del candidato sindaco di Roma (Bertolaso?).

Ma poteva continuare questo scontro? Certamente no. E Salvini con la proposta di una federazione di centro-destra, con l’auspicata omogeneità dei gruppi parlamentari, ha cercato a modo suo, di sanare le ferite. Ha pure ritirato la pregiudiziale di costituzionalità sull’emendamento Salva-Mediaset.

Si è sentito finalmente al telefono col Cavaliere, ma questo genere di chiarimenti non è importante, non conta; il tema era ed è, bloccare le scelte degli azzurri nella direzione di Palazzo Chigi. Vincolare tutti a una sorta di disciplina interna, per salvare capra e cavoli. Unità dello schieramento e leadership sua personale, in un momento di reale difficoltà.

Il Capitano è consapevole che il mondo sta per attraversare una fase di post-sovranismo, velocizzata dalla sconfitta di Trump, dalla malattia di Putin e dall’arretramento costante dei consensi dei sovranisti in Europa.

Salvini ha capito una cosa: il sovranismo fa il pieno dei voti, ma non vince, non governa. Ha bisogno di allargarsi. E allora, per evitare di essere scavalcato a destra dal collante conservatore della Meloni in ascesa, e al centro da un redivivo Berlusconi, pur di non essere messo all’angolo, ha fatto il passo più lungo della gamba. Come ha sempre voluto Giorgetti: una nuova Lega popolare, moderata, una sorta di Dc2.0. La proposta di una federazione di centro-destra si inserisce in questo quadro. Sarebbe un primo passo verso un disegno più ambizioso.

Naturalmente i diretti interessati, soprattutto i forzisti hanno fiutato l’inganno, la trappola, e hanno reagito con freddezza alla proposta. Brunetta ha parlato per conto di Arcore, descrivendo scenari totalmente diversi: un governo di tutti, magari con Draghi. A questo punto, goal e palla al centro.

(Lo_Speciale)

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