Un appuntamento di rilievo nazionale quello della prossima primavera riguardante la scadenza del mandato della sindaca della Capitale, Virginia Raggi; la sua ferrea volontà di ricandidarsi dovrà fare i conti con tantissimi pretendenti ed anche con dissensi interni al suo stesso Movimento 5 Stelle.
L’accerchiamento è sempre più serrato, noncurante del periodo di quarantena che sta scontando a casa, in smart working, senza delegare alcuno; una poltrona scomoda quanto appetitosa, come dimostrano i numerosi pretendenti in vista della prossima tornata elettorale a primavera del 2021, anche se da più parti il lavorio di spodestarla iniziarono già subito dopo il suo insediamento, con tutti i sistemi e metodi possibili ed immaginabili.
Lei ha affrontato ogni tentativo di sfratto con cipiglio, riuscendo a tenere a debita distanza invasori e chiunque ha cercato di farle attorno terra bruciata. Una donna di tempra forte e resistente, rispetto alla sua statura. Per ruoli apicali e di elevata responsabilità servono cervello e nervi saldi e la sindaca Virginia Raggi ha dimostrato di averne a sufficienza, viste anche le sistematiche problematiche giudiziarie.
Tutti i leaders di partiti non hanno esitato a svilire in tutti i modi il suo operato, le sue iniziative, ma soprattutto a mettere in luce disfunzioni e problematiche non risolte, benché alcune ataviche e molte con strascichi giudiziari o vincolate a contratti pregressi.
Qualcuno ha osato dire: “Basta coi politici, vedrei bene un militare, un manager dello Stato o di una grande azienda privata”.
Non è mancata neanche la sfida di un coraggioso giovane ventenne, studente universitario in Scienze della Comunicazione, pugliese e da cinque anni a Roma, Federico Lobuono che, in una sua dichiarazione nel settembre scorso, ha esternato un “…largo ai giovani”, anche se la sindaca Raggi ha tutto il diritto di essere considerata tale.
A suggerire l’identikit del futuro sindaco di Roma è l’europarlamentare, vicepresidente del Partito Popolare Europeo, Antonio Tajani, nonché vicepresidente di Forza Italia, che già in passato ha tentato questa esperienza, ma sconfitto al ballottaggio da Walter Veltroni col 47,8% dei voti, con le testuali affermazioni tratte dall’intervista di Dario Martini del settembre scorso: “…dell’amministrazione Raggi non salvo nulla. Quando si tornerà a votare per il Comune di Roma noi dovremo mettere in campo un candidato che non sia un politico, anche se ovviamente legato alla cultura di centrodestra”. “Chi fa il leader politico a livello nazionale deve restare a fare quello. Ci vuole qualcuno che si dedichi a fare il sindaco per i prossimi cinque anni e non abbia altre distrazioni”. Sollecitato a riprovarci, dopo la sua ottima performance nel 2001 contro Veltroni, dichiara: “…Oggi faccio però l’europarlamentare ed il vicepresidente di Forza Italia. Non posso abbandonare questi incarichi. Non sarebbe giusto. Ma sicuramente darò una mano nella battaglia per il Campidoglio.” Alla domanda di un nome che andrebbe bene a tutto il centrodestra per il Campidoglio si sbottona in questo modo: “…penso che debba essere qualcuno sul modello Bertolaso”. “Non dico che debba essere Bertolaso, ma qualcuno che abbia un profilo come il suo. Una persona che abbia dato prova di saper amministrare. Ad esempio, può essere un militare, oppure un manager. Qualcuno che provenga da una branchia dello Stato o da una grande azienda privata.” Manca il nome ed il cognome e la grande azienda privata, ma è facile immaginare chi sta in cuor suo e già nelle idee del partito, un nome già fatto.
“Deve essere un qualcuno svincolato dalle logiche di partito. Naturalmente dovrà provenire dalla cultura di centrodestra”.
Sulla sindaca Raggi dice che: “Non ha risolto nulla. Basta guardare la città per rendersene conto. Roma è abbandonata a sé stessa. Non è solo mal governata. È peggio, è immobile”. “…I trasporti non funzionano. La pulizia della città non esiste. E poi c’è il problema dello smaltimento dei rifiuti”.
“Non è possibile che la Capitale non abbia termovalorizzatori”. “A Roma serve una rivoluzione. Certo, con la Raggi in Comune e Zingaretti in Regione che si rimpallano il problema non si andrà mai da nessuna parte. La priorità, però, è un’altra, Roma deve avere poteri speciali. la legge c’è già, basta usufruirne. Zingaretti deve rinunciare a un po’ dei suoi poteri e la Raggi deve chiederne di più. E non serve un sottosegretario, la città non deve finire sotto tutela. Poi c’è la questione dell’autonomia, che non può riguardare solo le regioni del Nord. Roma non può essere trattata come le altre città, per il semplice motivo che è una realtà estremamente più complessa”.
Dobbiamo prenderne atto che l’europarlamentare, vice presidente di Forza Italia Antonio Tajani, ha le idee chiare su alcuni problemi di Roma e come risolverli, ma non sembra che il predecessore della destra abbia avuto le idee così chiare e tanta fortuna, visti i problemi giudiziari e la condanna confermata in appello. Un pizzico di umiltà non guasta, insieme a quella onestà politica nel non dare tutte le colpe a chi sta amministrando, tacciato per incapacità. L’europarlamentare Tajani ha ben individuato le problematiche di Roma Capitale e, quasi certamente, di tutti i Capoluoghi di provincia e cioè nella mancanza di sintonia, per essere buoni, tra il sindaco, il presidente di regione ed il Governo centrale, “…che si rimpallano il problema…” “…priorità…” “…poteri speciali…” “…autonomia…”, termini non pronunciati a caso, ma ognuno col suo peso come un macigno se facciamo mente al referendum delle tre regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna per l’autonomia differenziata, sempre sul tappeto ed in sospeso per le evidenti problematiche sanitarie nazionale. Insomma è “dire a nuora perché suocera intenda”.
La poltrona di sindaco della Capitale è tanto ambita al punto tale che la Raggi non è lasciata tranquilla neanche durante la sua indiretta quarantena da covid-19. È risaputo da sempre che il potere logora chi non ce l’ha, ma desiderare avidamente la poltrona altrui, guadagnatasi col sudore della fronte, cioè con libere e democratiche elezioni, lascia la bocca amara. Del resto è altrettanto risaputo che “… la politica è sangue e merda …”, parole del noto ex senatore e Ministro delle finanze, Rino Formica. A volte si pensa di notte cosa fare di giorno, perché si dice che “la notte porta consigli”.
Ma, al di fuori di queste metafore più o meno condivisibili o credibili, molta gente vorrebbe capire l’interesse, per non dire l’amore e l’affetto per questa Città metropolitana, Capitale d’Italia, che i candidati volontari o spontanei, palesi e dietro le quinte, si prodigano ad esprimere con l’ambizione ad indossarne la fascia tricolore.
La poltrona del primo cittadino era invidiata sin dal primo giorno del mandato dell’attuale Virginia Raggi, conquistata con il ballottaggio, ma la gioia del primo giorno ben presto passò dietro le spalle perché avanti vi si presentarono problematiche di ogni tipo, grosse come montagne, tra cui la discarica di Malagrotta, con riflessi sulla raccolta dei rifiuti, mafia capitale ed il problema traffico ed inquinamento da polveri sottili, tanto per citarne alcuni. È bene ricordare che proprio di recente, in materia di inquinamento da PM10, l’Italia si è guadagnata una condanna dalla Corte di Giustizia Europea.
Un vero “fuoco sotto la cenere” per tutte le questioni interne e sul territorio, così vasto e dispersivo nei 15 Municipi che non lasciano tregua e neanche sonni tranquilli. Questioni di deficit di bilancio, di debiti scaduti e di crediti non riscossi, questioni legali, questioni giudiziari e chi più ne ha più ne metta. Intanto i cinque anni stanno per scoccare e la poltrona comincia ad essere sempre più appetibile. La sindaca si propone al raddoppio, ma dall’esterno ci sono pressioni contrarie e palesi ambizioni a subentrarvi, diffondendo ognuno idee, progetti e proposte allettanti. Alcuni nomi incuriosiscono molto, dentro e fuori la Città eterna, altri di meno, altri ancora lasciano indifferenti. Alcuni si ripetono per la seconda ed anche la terza volta e poi scompaiono, sia dai giornali e sia dalle TV, altri appaiono con una certa periodicità, altri ancora affiorano in tutte le circostanze, quasi giornaliere. Una cosa è certa, che la poltrona della sindaca Virginia Raggi è appetibile ed ognuno pensa di potersela accaparrare con i suoi programmi ambiziosi, quasi ad avere la bacchetta magica, però mai mettere limiti alla provvidenza; nella città eterna anche i miracoli potrebbero compiersi.
I nomi che più si ripetono sono Alfio Marchini, di Roma, imprenditore, nel 2013 si candida a sindaco di Roma ed eletto consigliere comunale; tentativo ripetuto nel 2016, arrivando dietro Virginia Raggi, Roberto Giachetti e Giorgia Meloni. Altri nomi sono Guido Bertolaso, romano, funzionario e medico; dal 2001 al 2010, direttore del Dipartimento della Protezione Civile col suo contestuale incarico presso la Presidenza del Consiglio in qualità di responsabile emergenza rifiuti in Campania, l’onorevole Fabio Rampelli, romano, veterano parlamentare da cinque legislature (XIV-XVIII), attuale vicepresidente della Camera, di Fratelli d’Italia – laurea in architettura , deputato in varie circoscrizioni del Lazio; Luisa Todini, perugina, attuale imprenditrice, già europarlamentare di Forza Italia, all’età di 28 anni (dal 1994 al 1999), Consigliere di Amministrazione della Rai dal 2012 al 2014, presidente di Poste Italiane dal 2014 al 2017; laurea in giurisprudenza, già a 19 anni ricopre incarichi di direzione del personale e di ufficio legale all’interno dell’azienda di famiglia. I suoi numerosi incarichi, diretti o indiretti non mancherebbero di crearle problemi per conflitti di interesse o per altro. Il più gettonato, più esattamente, autoreferenziato, è Carlo Calenda, autocandidandosi da tempo, europarlamentare dal luglio 2019, eletto nella Circoscrizione Italia Nord-Orientale nella lista unitaria PD-Siamo Europei, con oltre 275 mila segni di croce sulle schede elettorali i cui attori non saranno di certo contenti di questo suo tradimento.
Infine c’è Fabrizio Barca, uomo che conosce molto bene il sistema politico e la Pubblica Amministrazione nella quale ha raggiunto alti livelli e persino Massimo Giletti, giornalista molto bravo nella sua trasmissione televisiva, personaggio che non molla l’osso e questo non sempre può essere positivo. Non manca il nome di Antonio Tajani, giornalista, già Ufficiale di complemento dell’aeronautica con alle spalle anche un corso di alta specializzazione della difesa aerea e controllore presso la base radar di San Giovanni Teatino. Parla correntemente inglese, francese e spagnolo. Vi sono tantissimi altri nomi di prestigio in lista quali l’attuale ministro dell’economia Roberto Gualtieri, l’attuale sottosegretaria Anna Grazia Calabria e la senatrice Monica Cirinnà. Sarà un modo per disorientare l’opinione pubblica o per “bruciare”, in anteprima, alcuni candidati? Lo sapremo in seguito insieme ai nomi dei futuri papabili.