“Una perdita di fatturato mensile di almeno 4,6 miliardi”. Ecco che Coldiretti aggiorna le perdite e lancia un nuovo allarme – il secondo in pochi giorni – sui costi della pandemia sul settore dell’agroalimentare e della ristorazione. Il calcolo delle perdite è al rialzo, con un crollo di 4.6 miliardi al mese, perdite molto più alte di quelle previste. Una valanga che mette in ginocchio imprese e famiglie. “Sono circa 234mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi chiusi nelle nuove regioni arancioni e rosse con una perdita di fatturato mensile di almeno 4,6 miliardi”, rivela Coldiretti illustrando le conseguenze della nuove classificazione delle aree di elevata gravità e massima gravità.
“La serrata imposta dalle misure anti contagio sin estende a regioni dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa e colpisce complessivamente quasi 2 locali su 3 di quelli esistenti in Italia compresi”, illustra la Coldiretti, “oltre 16mila agriturismi. Nelle regioni dove si registrano scenari di elevata o massima gravità sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi”. Ci sono attività poi che hanno un minimo di concessioni in più.
“Nelle zone critiche”, indica la Coldiretti, “è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali”. Le limitazioni tuttavia colpiscono ovunque generando mancati introiti è un grave problema di liquidità per ristorazione e commercio. “Le limitazioni permangono anche nel resto del territorio nazionale dove”, fa presente la Coldiretti, “Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”.
Ci sono poi settori che senza più attività di ristorazione subiscono un crollo totale. “Come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione”, osserva la Coldiretti, “rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico”, conclude la Coldiretti, “lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy”.