A Saint Vincent non solo parole dalla Fondazione DC, perché dalla Convention “Laudato Sì, la politica cristiana dal Bianco al Verde”, sono scaturite intese interessanti e propositi possibili, realizzabili ed utili alla causa per una società migliore.
Lo sostiene, a conclusione dei lavori, l’onorevole Gianfranco Rotondi, figura cardine della “Fondazione Fiorentino Sullo” e del convegno medesimo, proponendo, tra l’altro, la creazione di 107 Circoli della Democrazia Cristiana, per la formazione politica dei giovani in ogni provincia, una legge elettorale che richiami al voto i numerosi elettori assenteisti e la tutela dell’Ambiente in Costituzione.
È la sintesi delle idee, delle ambizioni e dei proponimenti della maggior parte dei convegnisti di Saint Vincent, per la reviviscenza della Democrazia Cristiana, almeno per quelli che la ritenevano dormiente od estinta, perché l’Italia, il popolo italiano, ha impellente bisogno di un cambiamento di rotta per risollevarsi dai problemi economici, politici e sopratutto ambientali; e sono proprio questi ultimi che si riverberano sulla salute, sul lavoro e sulla crescita sociale, con inevitabili ripercussioni sulla qualità della vita dei consociati.
La questione ambientale, l’amore per la natura, il mancato rispetto delle sue regole, tra cui la speculazione edilizia e lo scempio del territorio, sono da tempo oggetto di dibattiti politici e di problemi sociali, specie al verificarsi di disastri alluvionali o di altre calamità.
Si parte dall’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’“ che ha ispirato agli organizzatori del convegno il tema dei tre giorni di incontri tra politici ed esperti a confronto per un Paese migliore, patrocinato dal quotidiano “la Discussione”.
Già al secondo giorno della maratona convegnistica, con tanti temi sul tappeto, nasce una proposta che potrebbe essere considerata onnicomprensiva, quasi catalizzatrice di tante altre, proveniente dalla parlamentare Stefania Prestigiacomo nel corso della tavola rotonda “Cattolici ed ecologisti, è l’ora di un’alleanza per la terra?”
Ella è stata Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare; l’Ambiente è la parola principe in questo contesto, col suo richiamo nei trattati di tutto il mondo ed in quelli specifici comunitari che il nostro Paese ha sottoscritto. Ma senza la mobilitazione della società, di ciascuno di noi, che deve ritenersi responsabile del proprio comportamento, c’è poca speranza di risultati concreti, col rischio che tutto rimanga solamente scritto sulla carta. Occorre che i cittadini si sentano coinvolti in iniziative, in progetti e nella loro realizzazione.
La coordinatrice della tavola rotonda, la giornalista Anna La Rosa, a margine, ha paragonato il tema dell’ambiente ad “un seme nuovo che possa nascere”.
È la prima volta che dei politici si riuniscano insieme ad esperti per discutere della politica e dei valori dell’ambiente.
La proposta della deputata Stefania Prestigiacomo, che è l’auspicio non solamente suo, è quella di vedere l’Ambiente in Costituzione; non può esservi posto diverso se non proprio nell’articolo 1, prima ancora del lavoro, perché è proprio il lavoro che ha bisogno di un ambiente sano dove esso possa svolgersi e svilupparsi rispettando l’ambiente medesimo in superficie, nel sottosuolo e nello spazio, non alterando i vari ecosistemi e le configurazioni geologiche e orografiche dei territori, salvaguardando la fauna e la flora marittima. Solamente un forte richiamo che provenga dalla nostra Carta Costituzionale potrà vincolare il legislatore, in ogni momento della sua attività istituzionale e di Governo.
L’esternazione della deputata Prestigiacomo non è passata inosservata, per cui il suo messaggio deve essere un impegno politico da portare all’attenzione del Parlamento per l’opportuno iter legislativo anche in virtù del dettato costituzionale di cui all’articolo 50 il quale consente che “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità.”
Nel caso di specie si tratta di petizione il cui contenuto è di portata di gran lunga superiore al semplice interesse pubblico. La questione ambientale e le varie forme di inquinamento acustico, solido, liquido e gassoso travalicano persino gli interessi e le competenze degli abitanti del nostro ecosistema Paese, essendo un problema europeo, mondiale e planetario.
È auspicabile, quindi, che i parlamentari tutti, di Camera e Senato, dimostrino tempestiva sensibilità ad una revisione dell’articolo 1 della Costituzione che potrebbe assumere la seguente nuova formulazione:
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul rispetto dell’Ambiente, sulla tutela della Persona e sulla dignità del Lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita, con l’inderogabile dovere di salvaguardia del Creato compatibile con la vita dignitosa individuale e collettiva della persona, nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Solo così gli amministratori locali e territoriali, nell’ambito dei singoli livelli di responsabilità, negli interventi di rilevanti modifiche e trasformazioni del suolo e sottosuolo, non potranno limitarsi a considerare semplicemente quello che oggi viene comunemente denominato valutazione imbatto ambientale o simile.
Occorre che si trovi, quindi, il giusto equilibrio per un’armonica e pacifica convivenza sulla terra attraverso un’alleanza tra ecologisti, animalisti ed utilizzatori del suolo, finalizzata a salvare l’uomo, le razze animali, le acque e le relative sorgenti, nonché i vegetali da cui trarre le fonti di sostentamento.
Non si può non pensare ad un mondo circolare nel quale tutto si trasforma e nulla si distrugge, “perché l’ambientale, il regno animale e vegetale, riguardano il progetto di Dio; l’uomo ne è solamente amministratore.”
“Sulla terra non si domina, ma si passeggia… e custodiamo le foreste dai cibi che ci soddisfano”, afferma, durante la tavola rotonda, Alfonso Pecoraro Scanio, politico di lungo corso, già Presidente Nazionale della Federazione dei Verdi, Ministro delle politiche agricole e forestali e pure lui, come la Prestigiacomo, Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Durante altre tavole rotonde i numerosi convegnisti hanno, singolarmente, espresso opinioni e pareri, esternando concetti interessanti, quali: “Agire localmente ma pensare globalmente, dalla coltivazione e dallo sfruttamento della terra.”
“Occorre una politica energetica che non pensi solamente a fare profitto ma che tenga conto della salvaguardia dell’ambiente e del territorio”. “Va bene la digitalizzazione per il miglior funzionamento della pubblica amministrazione, ma l’inquinamento elettromagnetico va tenuto in considerazione.”
“Il problema culturale nel nostro paese è che quando esci dalla tua casa bisogna sapere che il fuori è il proseguimento della tua casa e va rispettato come tale.”
“La cosa comune non è res nullius, ma è un bene di tutti e come tale va rispettata.”
“Prendersi cura del luogo nel quale si vive significa prendersi cura di se stesso, per cui educare le nuove generazioni.”
Da parte del Professore Vincenzo Sanasi D’Arpe, fresco decorato del premio Nobel per la pace, non sono mancate citazioni alla fame nel mondo ed agli organismi che svolgono ruoli fondamentali quali FAO (Food and Agricolture Organization) of the United Nations, IFAD (International Fund for Agricoltural Devolupment) e World food programm, evidenziando che l’obiettivo sostenibile numero due, dei complessivi diciassette, è proprio quello riguardante la fame nel mondo, da perseguire con procedure di esemplificazione nel fornire generi alimentari col world food programm, con la bonifica dei terreni e con aiuti agli individui tesi a soddisfare le loro esigenze nel paese di origine, per una vita dignitosa, ovvero decorosa.
Ha puntualizzato dicendo che “il richiamo all’Enciclica Laudato Si’, non è solamente ambientale ma è anche sociale ed economico“; “utilizzazione delle risorse tenendo conto delle necessità della vita futura.” “Uno sviluppo economico che non sia esclusivamente economico, ma come miglioramento alla vita dell’uomo. Là dove il danaro assurga a valore unico non ci può essere posto per gli altri.”
Anche il Professore Claudio Vivona, nel suo intervento, ha ricalcato, con toni forti, ribadendo che “L’Enciclica Laudato Si’, ha posto al centro la persona, l’uomo ed il Creato che abbiamo intorno a noi; serve un’ecologia dell’ambiente; anche uomini di industria distruggono l’ambiente; è un manifesto fondamentalmente teologico e biblico; sul Creato tutte le religioni del mondo hanno una parte in comune; il Creato è Opera di Dio, chi viola il Creato viola Dio.”
C’è poco da aggiungere o commentare, ma è emersa, in modo inconfutabile, una piena volontà ad un “progetto salute post Covid”, per porre un freno, con una concreta presa di coscienza e con atti altrettanti concreti ed efficaci a contrastare gli effetti devastanti conseguenti alle forzature sul pianeta e con un netto “NO all’uomo macchina”.