AAA sindaco di Roma cercasi. La scalata verso il Campidoglio si fa più ripida, a tratti vertiginosa. Manca poco per le scelte (che saranno rese note soltanto in zona Cesarini), ma il mosaico ogni giorno si complica. Il toto-nomi che circola è solo la punta dell’iceberg delle strategie in campo. Rigorosamente sotterranee.
I 5 Stelle devono ripartire, ma sono in bilico tra spinta identitaria, il ritorno alle origini e un auspicato accordo riformista col Pd (la decisione forse solo dopo gli Stati Generali). Zingaretti, ringalluzzito dai recenti esiti elettorali, sta disputando molte partite, a cominciare dal suo nuovo ruolo nel governo; alza il tiro a 360 gradi e al momento considera la riconferma della Raggi come una iattura. Una sconfitta annunciata.
Il centro-destra brancola nel buio. L’effetto Covid, evidentemente continua a colpire.
Ma tentiamo di ricostruire i tanti puzzle. Le tante trame in atto. Che hanno nomi e cognomi. Diretti e indiretti, manifesti e nascosti.
Ricapitoliamo, ripartendo dalla cronaca. A due mesi dal “mi ricandido” di Virginia Raggi, la sindaca (in caduta libera più che mai) è l’unica in campo.
I big dei partiti nicchiano. In tanti declinano l’invito. “Grazie, è come se avessi accettato”, il mantra di David Sassoli che ribatte sulle agenzie di stampa un giorno sì, e l’altro pure.
L’ex ministro Carlo Calenda è tentato, non ufficializza, ipotizza una sua discesa in campo, e ottiene comunque l’obiettivo di sparigliare gli schemi, spaccare il Pd.
Massimo Giletti, per il centrodestra, sottolinea con un “non smentisco” che “chi vivrà vedrà”.Adesso mediaticamente si è aggiunto perfino Vittorio Sgarbi. Il Dna culturale di Roma Caput Mundi, infatti, è un richiamo irresistibile. Ma non è oro tutto quello che luccica fuori.
Intanto, per Virginia la solitaria, la corsa si fa zeppa di ostacoli tra l’agitazione dei ribelli, i litri di veleno sprizzati della Lombardi e i bluff di Gigino di Maio, che la scarica e la sostiene a corrente alternata da un minuto all’altro.
I Fratelli d’Italia pensano a Lavinia Mennuni e ad Andrea De Priamo, già consiglieri comunali di Roma, o al parlamentare Fabio Rampelli. Sempre sognando Giorgia Meloni.
Nel Pd continuano a circolare i nomi dei sette nani, con qualche aggiunta dell’ultimo minuto:Sabrina Alfonsi, presidente del primo Municipio; il ricercatore Tobia Zevi; Amedeo Ciaccheri, attivista e leader di Liberare Roma; Paolo Ciani della Comunità di Sant’Egidio e consigliere Regionale di Demos; Monica Cirinnà, la fervente animalista e senatrice del Pd; il millennial Federico Lobuono; Giovanni Caudo, presidente del terzo Municipio; Michela De Biase, consigliera regionale del Lazio e già capogruppo del Pd in aula Giulio Cesare nonché moglie di Dario Franceschini.
In questa “Roma ladrona”, la Lega brancola nel buio: passa dall’uomo di peso Claudio Durigon, ex sottosegretario al Lavoro, buono per tutte le stagioni, ad un candidato della società civile.
Italia Viva, intanto, spinge su Calenda. Ma se i big continuano a scappare, il partito ha in seno il consigliere regionale del Lazio Enrico Cavallari, già assessore al Personale del Comune di Roma con una esperienza radicata sul territorio capitolino e un curriculum di tutto rispetto.
Nel gioco romano, questo ora è l’unico punto fermo, si gioca e giocherà la scomposizione e ricomposizione degli schieramenti. In una parola, l’Italia del “dopo Covid”.
(Lo_Speciale)