“Quello che sta accadendo al Genoa potrebbe rappresentare la Waterloo dei tamponi”. Lo ha detto il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “A poche ore dall’esito di tamponi negativi per tutta la squadra — spiega Bassetti— si è assistito a numerose positività con probabili conseguenze importanti sul futuro del campionato di Serie A. I tamponi possono dare, da una parte una falsa patente di negatività e di liberi tutti e dall’altra produrre un esercito di positivi asintomatici. Rischiamo — ha concluso — di far circolare soggetti negativi al tampone ma in fase di incubazione che trasmettono il virus e chiudere in casa altri con tampone positivo che non trasmettono a nessuno. Occorre rimettere al centro la clinica fatta di segni e sintomi, che unita alla virologia, rimane lo strumento migliore per la gestione della pandemia”. Contro l’efficacia e la sicurezza dei tamponi si era già pronunciato nelle settimane scorse, anche su questo giornale, il professor Giulio Tarro allievo di Alber Sabin e proclamato miglior virologo dell’anno nel 2018 dall’Associazione internazionale dei migliori professionisti del mondo (IAOTP). Per tutta risposta, come sempre accade ogni volta che Tarro si pronuncia, è stato accusato di sostenere posizioni antiscientifiche. Lo abbiamo intervistato, anche in relazione alla volontà del governo di prolungare lo stato d’emergenza fino al 31 gennaio 2021.
Ha letto le dichiarazioni di Bassetti sui tamponi?
“Certo, e le condivido totalmente. Del resto sono mesi che sto dicendo che l’efficacia dei tamponi è messa in discusione dallo stesso scienziato che li ha inventati, il premio nobel Kary Mullis. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Dei tamponi non ci si può fidare e oggi abbiamo le prove”.
Però come andiamo a scovare i positivi? Ci sono altri strumenti più sicuri?
“Come ho già spiegato in precedenza non dobbiamo andare a cercare ossessivamente i positivi, ma a vedere quante persone hanno maturato gli anticorpi. Ci dobbiamo concentrare sulla diffusione dei test sierologici, perché più aggiornati e soprattutto capaci di fotografare l’effettivo stato di salute del soggetto. I tamponi potevano servire nella prima fase, oggi bisogna capire chi ha gli anticorpi nel sangue e quindi non necessita di alcun isolamento”.
Bassetti spiega: “I tamponi possono dare, da una parte una falsa patente di negatività e di liberi tutti e dall’altra produrre un esercito di positivi asintomatici”. Condivide?
“Ma certamente, come esistono i falsi positivi, esistono anche i falsi negativi. Per questo ci si deve concentrare sui test sierologici, sono quelli che oggi possono dirci come stanno davvero le cose. Di fronte a tutte le malattie infettive si va a verificare la presenza degli anticorpi nel sangue. Dobbiamo uscire da una logica sbagliata, ovvero quella di pensare che un soggetto munito di anticorpi ma positivo al tampone debba essere messo in quarantena. In realtà quella persona è protetta e immune al virus. Sta qui il punto chiave”.
Ma non c’è comunque il rischio che possa infettare chi entra in contatto con lui e non è munito di anticorpi?
“Se il soggetto positivo è munito di anticorpi non è infetto. Perché, pur risultando positivo al tampone, possiede in realtà acido nucleico inattivo del virus. Ecco perché il tampone non è affidabile”.
Però professore, come spiega il fatto che i contagi stanno tornando a salire in maniera consistente?
“La situazione è drammatica sul piano mediatico ma non lo è assolutamente sul piano reale. Basti pensare che a marzo c’erano migliaia di tamponi mentre oggi ce ne sono centinaia di migliaia. E’ chiaro che in questo modo vengono alla luce centinaia e centinaia di asintomatici, e questo può tornare utile per giustificare la proroga dello stato d’emergenza”.
Il ministro Speranza ha dichiarato che dovremo combattere con il coltello fra i denti almeno per altri otto mesi e il governo è pronto a prolungare fino a gennaio l’emergenza. È giusto o no farlo?
“Non serve a niente, come non serviva a luglio quando siamo stati l’unico Paese in Europa a prendere questa assurda decisione”.
Mi scusi professore, ma ha visto quello che sta accadendo nel resto d’Europa? In Francia, in Spagna, in Inghilterra, la situazione è ai livelli di massimo allarme. Non è forse derivato proprio dal fatto che loro non hanno prolungato l’emergenza?
“Ma non c’entra niente, non facciamo confusione. Quei Paesi hanno registrato una curva epidemiologica differente dalla nostra. Loro non hanno avuto i nostri stessi picchi, quindi la loro curva gaussiana non ha mai raggiunto l’apice. Noi invece l’abbiamo raggiunto ad aprile e con l’arrivo dell’estate il picco si è abbassato. Possiamo dire che questi Paesi, diversamente dal nostro, non hanno esaurito fino in fondo la cosiddetta prima ondata e soprattutto non hanno potuto maturare le nostre stesse difese immunitarie con la costituzione degli anticorpi necessari. La Svezia per esempio ha scelto una strada opposta alla nostra, non hanno chiuso niente, hanno lasciato circolare il virus favorendo la piena immunità di gregge e non hanno avuto le drammatiche conseguenze che abbiamo invece avuto noi sul piano economico”.
Quindi lei resta convinto che da noi non ci sarà la temutissima seconda ondata?
“Ogni Paese ha avuto il suo picco epidemico, noi lo abbiamo raggiunto, altri lo stanno avendo adesso, ma dobbiamo smetterla con questo terrorismo mediatico di fronte ad un virus che in ogni caso sappiamo come affrontare. Ripeto, noi abbiamo maturato molti anticorpi quindi abbiamo rafforzato le nostre difese immunitarie. Poi certo, rimangono i soggetti deboli, ma quelli possono anche rischiare per una semplice influenza o una bronchite. Ogni anno abbiamo l’influenza che circola, l’anno scorso ci sono stati sei milioni di italiani a letto e diecimila vittime”.
A proposito di influenza, non teme il caos ora che i virus influenzali torneranno a circolare? Come si può fare per non confondere il Covid con una semplice influenza magari violenta?
“In Inghilterra hanno sperimentato un test che nel giro di un’ora e mezza consente di sapere se il soggetto ha il coronavirus oppure soltanto un’influenza stagionale. Come tutti sanno io non sono contro i vaccini per cultura, visto che sono allievo di colui che ha inventato il vaccino contro la poliomielite, ma francamente non accetto chi mi dice che l’unica strada possibile per evitare confusione è quella di imporre i vaccini antinfluenzali. E resto convinto che ci possano essere delle pericolose correlazioni e interferenze fra vaccino antinfluenzale e Covid che devono essere approfondite”.
(Lo_Speciale)