“Evoluzione ed ulteriore peggioramento”. Cresce la preoccupazione e l’incidenza dei contagi Covid che arriva a 31,4 casi per mille abitanti. Il rischio su cui c’è maggiore attenzione è l’aumento dei casi con il 76% dei focolai in famiglia. “Non è il momento di rilassarsi e autorizzare eventi di aggregazione”, sottolinea il ministro della Sanità Roberto Speranza. Ad alimentare cautele e dare indicazioni chiare è il nuovo monitoraggio Iss-Ministero della Salute sull’andamento del Coronavirus con un report che prende in esame la settimana 14-20 settembre 2020. L’indice Rt è sulla soglia di 0,95, e cresce anche l’occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva. Il calcolo dei focolai non lascia spazio all’ottimismo e aumenta ancora toccando quota 2.868. Ed è ancora presto valutare l’impatto della riapertura delle scuole. Inoltre l’età media dei nuovi casi ora è 41 anni. I ricoveri inoltre continuano ad aumentare. “Serve prudenza”, esorta il Ministro Speranza. “Il grande impegno di tutta la popolazione”, si legge nel report di monitoraggio di Iss e Ministero della Salute, “nella fase di riapertura ed il mantenimento di misure rigorose permette oggi di avere un impatto più contenuto sulla salute della popolazione e sul sistema sanitario rispetto ad altri paesi europei. Questo non deve portare a sottovalutare il rischio che sarebbe generato dall’autorizzazione di eventi ed iniziative di aggregazione in luoghi pubblici, e dei comportamenti individuali anche legati a momenti di aggregazione estemporanei”. Il virus oggi circola in tutto il paese. Si conferma un aumento nei nuovi casi segnalati in Italia per la ottava settimana consecutiva con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni di 31.4 per 100mila abitanti. Mentre nelle ultime tre settimane si era osservato un incremento della età mediana dei casi notificati, questa settimana l’età mediana è stabile a 41 anni. Il report scandagli ogni aspetto dei contagi.
“Dieci Regioni hanno riportato un aumento nel numero di casi diagnosticati rispetto alla settimana precedente che non può essere attribuito unicamente ad un aumento di casi importati – da stato estero e/o da altra Regione -, o ad un aumento nella attività di screening. La maggior parte dei casi segnalati (84,2%) continua ad essere contratta sul territorio nazionale, con una lieve diminuzione dei casi importati da stato estero e anche dei casi importati da altra Regione”.
Il 27,6% dei nuovi casi diagnosticati in tutto il Paese è stato identificato tramite attività di screening, mentre il 35,8% nell’ambito di attività di contact tracing. I rimanenti casi sono stati identificati in quanto sintomatici o non è riportata la ragione dell’accertamento diagnostico.
“Nel periodo 3 – 16 settembre 2020, l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 0,95 al di sotto di 1 nel suo valore medio per la seconda settimana consecutiva. Bisogna tuttavia interpretare con cautela l’indice di trasmissione nazionale in questo particolare momento dell’epidemia”, si fa presente nel rapporto, “Infatti, Rt calcolato sui casi sintomatici, pur rimanendo l’indicatore più affidabile a livello regionale e confrontabile nel tempo per il monitoraggio della trasmissibilità, potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale. Pertanto, l’Rt nazionale deve essere sempre interpretato tenendo anche in considerazione il dato di incidenza”.
Sono stati riportati complessivamente 2868 focolai attivi di cui 832 nuovi, importante capire cosa si intenda con focolaio: la definizione adottata di focolaio prevede la individuazione di 2 o più casi positivi tra loro collegati; entrambi in aumento per la ottava settimana consecutiva , nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 2397 focolai attivi di cui 698 nuovi. “Sono stati riportati focolai nella quasi totalità delle province”, calcola il monitoraggio Iss-Ministero della Salute, “Nonostante l’alto numero di focolai attivi, il 28,7% dei nuovi casi non è associato a catene di trasmissione note. La maggior parte dei focolai continua a verificarsi in ambito domiciliare/familiare (76,1% di tutti i focolai attivi), con un lieve aumento dei focolai associati ad attività ricreative (6,3%) e all’ambito lavorativo (5,6%)”.
A livello nazionale il tasso di occupazione dei posti letto in area medica è aumentato dal 4% al 5% mentre il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva dal 2% al 3%, con valori superiori al 10% in alcune Regioni. “Sebbene non siano ancora presenti segnali di sovraccarico dei servizi sanitari assistenziali, la tendenza osservata potrebbe riflettersi a breve tempo in un maggiore impegno”, si riferisce nel rapporto.
Si conferma, inoltre, l’importante e crescente impegno dei servizi territoriali ossia i Dipartimenti di Prevenzione per far sì che i focolai presenti siano prontamente identificati ed indagati.
“Anche in questa settimana”, fanno presente Istituto superiore di sanità e Ministero, “si rileva una trasmissione locale del virus, diffusa su tutto il territorio nazionale, che provoca focolai anche di dimensioni rilevanti soprattutto nell’ambito domiciliare. Rimane fondamentale mantenere una elevata consapevolezza della popolazione generale circa il peggioramento della situazione epidemiologica e sull’importanza di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale, l’uso delle mascherine e il distanziamento fisico”.
Ancora presto per valutare l’impatto della riapertura delle scuole.“Non è stata accertata”, spiega il rapporto, “nella settimana in esame, una trasmissione del virus nell’ambito scolastico sebbene siano stati identificati numerosi casi sporadici in concomitanza con la riapertura delle scuole. L’elevata attenzione, a cui hanno contribuito le misure messe in campo come lo screening, la rilevazione della temperatura giornaliera, le procedure per la gestione di casi sospetti sintomatici in ambito scolastico, hanno contribuito alla rapida identificazione e diagnosi dei casi. Sono in corso numerose indagini epidemiologiche e sono state attivate procedure di quarantena laddove previsto. Non è possibile valutare, al momento, l’impatto che l’apertura delle scuole in Italia avrà sull’andamento dell’epidemia. Si ritiene che questo aspetto sarà valutabile a partire dalle prossime 2-3 settimane. La riapertura delle scuole rimane pertanto uno degli elementi da monitorare attentamente”.
L’obiettivo in vista anche dell’arrivo della influenza è potenziare i servizi territoriali.“L’aumento delle capacità di offerta diagnostica”, rileva il Report, “deve essere accompagnato dal potenziamento dei servizi territoriali e delle attività di “contact tracing” (ricerca dei contatti) in modo da identificare precocemente tutte le catene di trasmissione e garantire una efficiente gestione dei casi e contatti, inclusa la quarantena dei contatti stretti e l’isolamento immediato dei casi secondari. La riduzione nei tempi tra l’inizio della contagiosità e l’isolamento resta un elemento fondamentale per il controllo della diffusione dell’infezione”. Infine lo sforzo del Ministero e Iss è unico, “la necessità di rispettare i provvedimenti quarantenari e le altre misure raccomandate dalla autorità sanitarie sia per le persone che rientrano da paesi per i quali è prevista la quarantena, e sia a seguito di richiesta dell’autorità sanitaria essendo stati individuati come contatti stretti di un caso. Sebbene i servizi territoriali siano riusciti finora a contenere la trasmissione locale del virus, viene ripetutamente segnalato un carico di lavoro eccezionale che rischia di compromettere la tempestiva gestione dei contatti oltre che non assicurare le attività non collegate a questa emergenza”. “Al momento”, conclude il report, “i dati confermano l’opportunità di mantenere le misure di prevenzione e controllo già adottate dalle Regioni e essere pronti alla attivazione di ulteriori interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento”.