sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Il Paese del “ma”

Nei titoli dei giornali è sempre più diffuso l’uso della congiunzione coordinativa di tipo avversativo “ma”.

In particolare, la troviamo tutti i giorni nei titoli che riguardano i dati sulla diffusione dei contagi. Si usa il “ma” quasi sempre per attenuare -in qualche modo- la portata della frase che la precede. Qualche esempio: “Aumentano i contagi. Ma più tamponi” oppure “Più ricoveri in terapia intensiva, ma meno morti”.

Per contrastare l’ansia da pandemia si ricorre a questo espediente per addolcire l’amaro delle notizie negative. Però non si tratta solo di questo. Dietro l’uso del “ma” si cela un’attitudine degli italiani a tentare di ammorbidire le situazioni negative per non guardare in faccia alla realtà.

È una tendenza che fa il paio, con quella, contraria, ad essere ipercritici su tutto e a vedere solo ciò che non funziona e che va male.

Italiani Cassandre incoerenti? Non proprio.

Se si guarda a come il nostro Paese si è misurato nel corso degli ultimi decenni con i suoi problemi, si nota la tendenza al rinvio, a pensare che tutto in qualche modo si aggiusterà da solo e che è meglio non calcare troppo la mano nel prefigurare scenari negativi. È prevalsa una sorta di ottimismo con gli occhi bendati, poco responsabile che ha scaricato sulle generazioni future, per esempio, il fardello di un enorme debito e ha paralizzato qualsiasi tentativo di riforme serie e radicali.

Nessuna lungimiranza e nessuna visione ampia e coerente ha caratterizzato le decisioni pubbliche e gli atteggiamenti dei cittadini negli ultimi 40 anni.

Altro che Cassandre!!

Nel contempo si è imposta una lettura distruttiva e quasi nihilista di ogni tentativo riformatore: un po’ per tutelare interessi corporativi, un po’ per la voglia di criticare tutto senza proporre nulla e per il vezzo di enfatizzare solo e sempre gli aspetti negativi rispetto a quelli positivi di qualsiasi decisione o proposta.

Insomma ci descriviamo la realtà come ci fa comodo, non ci mettiamo davanti allo specchio per evitare di vedere i nostri difetti, preferiamo raccontarci storielle che ci tranquillizzano ed evitiamo ogni forma di confronto con i fatti.

Prigionieri della nostra “comfort zone” smettiamo così anche di pensare e usiamo l’ipercriticismo non per migliorare proposte e decisioni ma per evitare che esse ci svegliano dal nostro sonnellino piacevole e, a suo modo, alienante.

Quando siamo sbattuti di fronte all’emergenza, come è successo a marzo con le migliaia di morti per e con Covid, ci svegliamo di soprassalto, reagiamo forse meglio di qualunque altro popolo. Ma non appena la tensione cala ecco che ricominciamo a giocare a nascondino con la realtà.

Da qui il ricorso all’effetto placebo del “ma”, che non cura nulla, non modifica i dati nudi e crudi con cui dovremmo fare i conti. Serve solo a mantenerci in uno stato sonnacchioso che ci aiuta a difenderci dalla realtà ripetendoci la filastrocca che tutto sommato anche quando le cose vanno male, c’è sempre qualche elemento che giustifica il nostro rifiuto a prendere sul serio i problemi.

È vero che l’elasticità è la nostra principale virtù che ci ha consentito nei secoli di sopravvivere ed adattarci a tutto. Ma, e stavolta la congiunzione avversativa è d’obbligo, il mondo è cambiato, è diventato più spietato e i problemi che oggi preferiamo attenuare artificialmente per non svegliarci dalla pennichella rischiano di diventare incubi seri… e allora non c’è “ma” che tenga.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Covid, nelle Rsa primi effetti del vaccino, giù incidenza e decessi

Redazione

Ambiente ed economia. Scriviamo il grande patto per il futuro. Dalla agricoltura la lezione italiana di essere primi per la qualità, la sicurezza dei prodotti e far crescere il Pil. Lavoriamo con impegno e coraggio al progetto: “dal Bianco a Verde”, per far crescere una Italia migliore e pulita con occasioni di benessere per tutti

Giampiero Catone

Causa pandemia calano le donazioni di plasma

Giulia Catone

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.