Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane un nuovo siluro russo svetta sulla Casa Bianca. In questi giorni un attacco al vetriolo è all’attenzione dell’intelligence USA, aggressione che stimola le reminiscenze della guerra fredda ma, a differenza di allora, adesso i missili non incombono dalla Baia dei porci per ordine del compagno Kruscev bensì da insenature sconosciute e virtuali, manovrati da non precisati pirati informatici che solcano il mare del web.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Mosca Kommersant, i dati di quasi tutti gli elettori del Michigan, insieme a quelli di Arkansas, Connecticut, North Carolina e Florida, sarebbero stati trafugati da hacker senza scrupoli direttamente dai server americani e pubblicati sul darknet, ovvero il lato oscuro di Internet, luogo virtuale accessibile solo ai conoscitori degli oscuri meandri del web.
Il responsabile del ratto, firmatosi con il nome da battaglia di “Gorka9”, non si sarebbe limitato a pubblicare milioni di nomi dei cinque stati americani (solo nel Michigan sono stati 7,6 milioni i nominativi trafugati su 7,8 milioni di elettori) ma anche dati molto personali, come la data di nascita, il codice postale, il numero di identificazione dell’elettore e il numero di seggio elettorale.
Dai primi approfondimenti pare che Gorka9 sia un hacker specializzato nel piratare e vendere database americani. Soltanto pochi giorni fa lo stesso web-soldato si è appropriato dei dati sanitari di oltre 60 mila pazienti del New York Brooklyn Center for Surgery per finalità ancora sconosciute.
Se tale operazione sia davvero l’azione di un “guastatore” oppure – come insinuato dallo stesso quotidiano di Mosca – soltanto una cortina di fumo per accusare gli hacker russi di interferenze nelle prossime elezioni americane è tutto da chiarire. Ma nelle more dei dovuti approfondimenti è arrivata la notizia che Facebook ha scoperto (e bloccato) una vera e propria rete di falsi account finalizzati a diffondere fake news proprio in vista delle elezioni presidenziali di novembre. In particolare, un pool di giornalisti al soldo di sedicenti pagine informative, realizzavano articoli disinformativi sulle proteste razziali in corso in questi giorni negli Usa e sulla campagna elettorale di Joe Biden.
Anche se si dubita che qualche americano mostri nostalgia riguardo le vecchie guerre combattute a colpi di artiglieria sparati dagli Howitzer, tale tipo di attacco, invisibile ai più, sta provocando non poche preoccupazioni allo zio Sam già da diversi anni.
È appena il caso di accennare, ad esempio, alla struttura governativa russa che, quotidianamente, pare confezionare e diffondere sul web messaggi di propaganda a favore del Cremlino: più di un miliardo di euro ogni anno alimentano l’agenzia sovietica IRA (Internet Research Agency), definita più pragmaticamente come la “Fabbrica dei troll”, impegnata notte e giorno a produrre notizie false (poi diffuse sui social network) a favore dell’amministrazione Putin. Dall’IRA partirono, secondo il governo statunitense, le interferenze nella campagna elettorale americana del 2016 a scapito di Hillary Clinton. Insomma, campagna elettorale che vai, nuove armi di massa che trovi.
Intanto l’ultima battaglia in corso tra Stati Uniti e Russia continua a mietere vittime, seppur digitali, corpi virtuali lasciati galleggiare, moribondi, tra le onde alte del web.