martedì, 17 Dicembre, 2024
Referendum
Politica

Referendum: No, per difendere la democrazia parlamentare

Gran parte dei costituzionalisti argomentano a favore del No al referendum. Ma ci sono illustri studiosi, come il prof. Carlo Fusaro, che (venerdì sul Foglio) sviluppano considerazioni che meritano il massimo rispetto e anche delle risposte.

  1. Rispetto ad altre democrazie l’Italia ha un numero sproporzionato di parlamentari -scrive il prof. Fusaro e cita Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Ma nessuno di questi Paesi è un regime parlamentare. La Francia è semipresidenziale, negli Stati Uniti c’è il presidenzialismo puro, nel Regno Unito il premierato e nella Germania il Cancellierato. Nei Paesi citati il Parlamento non è il principale potere istituzionale. In Italia è diverso. Noi siamo una Repubblica parlamentare e quindi il Parlamento ha una centralità speciale e deve essere messo in condizione di poter lavorare bene e di rappresentare al meglio la sovranità popolare. Il confronto fra diversi è fuorviante.
  2. I risparmi che si otterranno con la riforma non sono irrilevanti, afferma il prof. Fusaro. Può darsi che i calcoli del prof. Fusaro siano più attendibili di quelli del prof. Carlo Cottarelli che ha una maggiore dimestichezza con i conti pubblici. Ma il problema è mal posto. Quando si parla di democracia e istituzioni mettere al primo posto il risparmio può portare a scelte scellerate. La legge sul finanziamento pubblico della politica è stata cancellata in nome del risparmio dei conti pubblici. E così la politica dal 2017 viene finanziata dai privati, un bel salto di qualità in negativo. Quando sotto il Governo Letta nel 2013 fu votata questa assurda riforma l’allora vicepresidente di Obama, oggi candidato alla Casa Bianca, disse che l’Italia aveva fatto una scelta incomprensibile cacciandosi in un tunnel pericoloso che per i democratici americani illuminati è considerato da sempre un problema. Quindi risparmiare sulla democrazia non è di per sé una scelta virtuosa. Se si voleva risparmiare sui costi di funzionamento delle Camere si potevano razionalizzare i costi di gestione, evitare duplicazioni di alcune strutture, tagliare assurde retribuzioni (un barbiere guadagna 136 mila euro, un elettricista 152 mila, un ragioniere oltre 200 mila). Fusaro ricorderà la battaglia di Ugo La Malfa contro la giungla dei redditi che proprio in Parlamento aveva già a metà degli anni settanta un intollerabile bubbone. Si possono fare grandi risparmi tagliando e razionalizzando e anche rivedendo i rimborsi dei parlamentari (9000 euro mensili, oltre ai viaggi gratis). Riducendoli della metà si avrebbero i 56 milioni di euro che il taglio dei 345 eletti si propone di ottenere.
  3. Ma avere parlamentari peggio pagati, peggiora la qualità della classe politica e aumenta le tentazioni-dice Fusaro. È esattamente il contrario. Quando la politica diventa troppo remunerativa c’è l’assalto alla diligenza. La retribuzione complessiva dei parlamentari italiani è la più alta in Europa e anche rispetto a quella dei membri del Congresso degli Stati Uniti. Da qui la corsa a conquistare un seggio in Parlamento e una volta preso a non volerlo mai lasciare… altro che vocazioni weberiane alla politica come responsabilità!!! Pagando i politici in maniera dignitosa, invece, a voler andare in parlamento sarebbero solo quelli che non hanno bramosia di denaro e di privilegi ma voglia di lavorare per l’interesse pubblico. Quanto alle tentazioni, beh l’appetito vien mangiando e le peggiori tentazioni le abbiamo vista quando i parlamentari erano ancor più pagati di oggi.
  4. Assemblee meno numerose sono più prestigiose -dice il Prof. Fusaro e cita i poteri dei 100 senatori americani rispetto a quelli delle pletoriche e inutili assemblee legislative di Russia e Cina. Paragone improprio, come è evidente. Ripeto gli stati Uniti sono un Paese federale e l’Italia no, gli stati Uniti sono una Repubblica Presidenziale e l’Italia è parlamentare. Giusto che da noi il parlamento sia più rappresentativo anche numericamente.
  5. Sconfessare la riforma costituzionale delegittimerebbe il Parlamento e dimostrerebbe l’irriformabilità della Costituzione afferma Fusaro. Quando prevalsero i No contro la riforma di Renzi nessuno disse che il Parlamento che l’aveva votata era delegittimato. Era delegittimato chi ne aveva fatto una bandiera, e infatti Renzi si dimise. Se questo referendum sarà bocciato, sarà delegittimato chi si è battuto in prima fila, cioè il Movimento 5 stelle, non il Parlamento. Se i Si vinceranno si dimostrerà che la Costituzione si può modificare a pezzetti senza mai tener conto dell’impianto complessivo. Questo si che è un grave vulnus al necessario aggiornamento di alcune parti della nostra Carta, un aggiornamento che non si fa a colpi di accetta ma con una visione organica e armonica. Il bicameralismo perfetto che è il vero problema del nostro parlamentarismo non viene minimamente toccato da questo riforma né è stato mai posto come obiettivo programmatico dai promotori del “taglio”.
  6. La riforma non arreca grandi vantaggi ma neanche danni, sostiene il prof. Fusaro. Se fosse così perché mail il Pd per ben tre volte non l’ha votata e ha accettato di farlo, a certe condizioni che oggi non si sono verificate, solo perché Di Maio l’ha posta come prima condizione per formare il Governo? Diciamolo fuori dai denti: il Pd ha dovuto subire questo ricatto dei 5 Stelle, ha posto dei paletti che non sono stai realizzati. Che la riforma sia poca cosa rispetto ai veri problemi di funzionamento del Parlamento è vero, e quindi è inutile. Che non sia dannosa purtroppo non è vero. Se vince il SI intere aree del paese saranno sottorappresentate, si rischia di avere maggioranze diverse tra Camera e Senato e non c’è alcuna certezza che i correttivi necessari saranno adottati.
  7. Se si vogliono ottenere risparmi si taglino i privilegi di deputati, senatori e dipendenti del Parlamento. Si razionalizzino i costi di funzionamento di Camera e Senato. Se si vogliono far funzionare meglio le Camere il problema non è il numero di deputati e senatori ma sono i regolamenti parlamentari che sono farraginosi e fanno si che per approvare una legge ordinaria occorrano 5-6 mesi. Ma i regolamenti li fanno deputati e senatori non il Governo. Non risulta che i 5 Stelle, che hanno la Presidenza della Camera, si siano battuti per uno snellimento di queste complicate procedure.
  8. La lettura autentica di questa riforma costituzionale non sta nelle coraggiose e generose argomentazioni di illustri costituzionalisti come il prof. Fusaro ma nella sceneggiata con cui Di Maio e lo stato maggiore dei 5 Stelle hanno celebrato l’approvazione del taglio dei 345 parlamentari: in Piazza Montecitorio con un paio di gigantesche forbici hanno tagliato uno striscione in cui erano disegnate  delle poltrone: per loro i parlamentari non sono rappresentanti della sovranità popolare ma solo “poltrone”, altro che esaltazione del Parlamento!!
  9. Il Movimento 5 stelle non ha fatto mai mistero di non credere nella democrazia rappresentativa ma in quella diretta. E questa riforma va in quella direzione.
  10. Chi, come il prof. Fusaro, voterà Si, involontariamente avallerà questo disegno populista, basato sull’antipolitica e ostile alla democrazia rappresentativa. Quando si vota bisogna sempre pensare oltre c al contenuto della decisione anche alla filosofia che la ispira. E quella dei 5 Stelle è lontana mille miglia da quella del prof. Fusaro. Per questo credo che l’illustre studioso, stavolta si sbagli di grosso.
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