Ormai, tra Lega e M5S siamo alla rissa, con accuse reciproche di supposti tradimenti; una vista, che finora esorcizza il rischio di una crisi ma alla quale fanno da contrappunto gli scenari di un paese bloccato.
Per Salvini quanto è avvenuto a Strasburgo, con il si del M5S e il no della Lega all’elezione della nuova presidente della commissione europea, testimonia non solo il delinearsi, ma la concretezza di un nuovo asse fra i 5 stelle il Pd. Opposte, come ovvio, le valutazioni di Di Maio che parla di pugnalate alle spalle da parte della Lega che – a suo dire – aveva garantito anche il suo voto.
Tutti e 3 i protagonisti di questa vicenda d’amore e di coltello, che sarebbe tanto piaciuta a Belli, M5S, Lega e ora il premier Conte parlano per la prima volta di crisi di governo: lo fanno facendo gli scongiuri anche se già circolano supposizioni maliziose su un Conte bis, basato su un’alleanza inedita fra penta stellati e Pd e che avrebbe i numeri in parlamento per cercare di durare.
Ad oggi, l’unico a lanciare un ammonimento che ha il sapore di un penultimatum è Salvini che si dice stanco dei troppi no dei Grillini.
I no sono quelli alla progettazione ed esecuzione alle grandi opere pubbliche, alla realizzazione della Tav e della Tap , ai gasdotti, alle autonomie regionali differenziate, della cui ammissibilità porta grandi colpe il precedente governo a guida PD , alla libera contrattazioni fra le parti sociali .
Quanto al Paese reale, c’è sofferenza e talvolta rassegnazione, emblematiche oggi, le denunce di Toti sul sabotaggio del Ministro Toninelli alla realizzazione della variante della Gronda, destinata a facilitare il traffico da e per Genova, e a distanza di oltre 3 anni, ritardi assurdi nella ricostruzione dei centri devastati dal terremoto: una sofferenza colta dallo stesso Capo dello Stato nel suo intervento all’inaugurazione di un plesso scolastico ad amatrice.